Vuoi andare in champions e perdi a Ferrara. Che storia è? Quella della Roma, modesta, incasinata, nervosa, figlia dell’improvvisazione che nemmeno quel santo uomo di Claudio Ranieri riesce a modificare. Squadra senza capo e senza coda, nel mezzo il nulla. E così dopo sei mesi la Spal fa l’impresa che poi non è tale, perchè battere questa Roma è roba ordinaria, essendo, il gruppo giallorosso, senza corpo e senza anima.
Solita difesa ingessata, solito gol preso su cross, solito Fazio e solito Marcano, solito Karsdorp, solito Cristante, solito N’Zonzi, solito Schick, soliti tutti, comprese le facce e le espressioni di Baldissoni and Totti in tribuna, mentre Monchi sta a Siviglia preso da nostalgia. Nemmeno quella, cioè la nostalgia di se stessa, muove la Roma, prigioniera delle promesse e di equivoci tecnici, Kluivert, per dire, un trottolino amoroso che va bene per il calcio a cinque, almeno per il momento e che ad Amsterdam nessuno, tra i lancieri promossi ai quarti, rimpiange.
Qualche buona cosa di Zaniolo, alcune di Dzeko però irritato e irritante. E poi perchè mai Ranieri abbia cambiato alla fine del primo tempo El Shaarawi resta un mistero della fede. I due rigori, decisi da Rocchi, possono prestarsi a varie letture, tipo niente cartellino rosso per Cionek, dubbio intervento di Juan Jesus ma siamo ai dettagli che non possono e non devono giustificare l’abulia romanista.
Si ricomincia come prima, peggio di prima.
Tony Damascelli
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