Ufficiale l’addio di Ramón Rodríguez Verdejo. Cade dunque anche la testa del diesse della Roma, noto semplicemente come Monchi il quale però si è praticamente messo sulla ghigliottina da solo. La rescissione del contratto con la società è consensuale, e Monchi va via con ben due anni d’anticipo sul termine prefissato.
A Trigoria è dunque in atto una vera e propria rivoluzione, che non parte direttamente dal popolo giallorosso ma dall’alto. In quest’ultimo atto però probabilmente l’appoggio del terzo stato romanista (i tifosi) verso la dipartita anticipata di Monchi c’è, al contrario di quanto accaduto per il primo capro espiatorio di questa crisi. Su Di Francesco non tutti erano infatti propensi al licenziamento, c’era più una spaccatura a metà, come rivelato anche dal nostro sondaggio della scorsa giornata, in cui tra 4 opzioni l’ormai ex allenatore della Roma era al secondo posto.
Chissà invece se, sempre il terzo stato accetterà le valutazioni della nobiltà pallottiana sul sostituto di Ramón Rodríguez Verdejo, che volerà a Londra, sponda gunners. Le ipotesi riflettevano quasi a specchio la scelta del tecnico: soluzione interna (Balzaretti – Massara), soluzione esterna (Piero Ausilio o Daniele Faggiano), soluzione immediata ma di ripiego (Mirabelli), ma alla fine il Patron Pallotta ha optato per la direzione ritorno anche stavolta, con Frederic Massara che si è legato alla società per tre anni.
Alla rivoluzione di marzo sta assistendo Ranieri, la cui presa di Trigoria, contrariamente a quanto molti pensavano, è stato solo il primo atto della rivoluzione di marzo giallorossa. In questo momento il nuovo allenatore sta raggiungendo la squadra e chissà che non assista anche lui a una rivoluzione estiva (visto il contratto che dovrebbe essere a breve termine), stavolta però con le teste dei giocatori.
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