Leggo, ascolto parole, pensieri e voci di chi, da un anno, si era nascosto nel canneto. La Juventus ha perso, abbasso la Juventus. Cristiano Ronaldo è finito, Dybala pure lui, la squadra è alla deriva. Ci sta. Fa parte del gioco. Nessuno è imbattibile, non lo sostiene soltanto Allegri, il primo responsabile delle vittorie ma soprattutto delle sconfitte. Ma questa non è la Juventus che dovrebbe essere e si spiega facilmente con alcune considerazioni.
Dopo le esibizioni contro la Lazio e l’Atalanta sono doverose alcune domande.
L’infortunio di Bonucci, domenica scorsa, è stato gestito malissimo e ha provocato l’impiego forzato di Chiellini che ha portato a un altro guaio di un titolare di difesa.
La sostituzione dello stesso Chiellini, a Bergamo, è avvenuta con una scenetta che conferma lo stato di confusione che esisteva in panchina: si è cambiato Caceres, pronto a entrare, ma Landucci e Allegri hanno avuto timore di schierare l’uruguagio, preferendo spostare De Sciglio al centro e inserendo Cancelo proprio nella zona dove l’Atalanta spingeva maggiormente. Il Narciso portoghese si è specchiato nello stagno juventino ed è finito nell’acqua.
La fascia di capitano finita al braccio di Rugani è un’altra immagine dello stato dei lavori bianconeri. Rugani è un buon difensore ma non è mai stato un vero grande difensore e non ha assolutamente la personalità per indossare quella fascia, utile per lo scambio di gagliardetti ma non per altro. Ma tant’è.
A centrocampo Emre Can è già stato bocciato dopo la negativa prova di Roma ma non è rientrato Pjanic e si è preferito, in una partita di battaglia, impiegare Khedira a corto di chilometri, accanto a Bentancur e Matuidi. Il francese gioca, spesso e volentieri, più avanti di Dybala e questo è un altro equivoco di difficile comprensione e di impossibile spiegazione. Dybala è in chiara fase involutiva, gioca a quaranta metri dalla porta, non va mai al tiro, svolge un ruolo che non è suo, il termine di tuttocampista è una furbata livornese che accontenta gli stupidi, Dybala è uomo da venti metri finali. Assente Mandzukic, la Juventus è l’unica squadra d’Europa che gioca senza centravanti. Kean, il ragazzo di grandi prospettive, sola alternativa di reparto, scalda la panchina ma, secondo l’allenatore, deve ancora imparare. E molto, Anzi tutto. Da chi? Da Bernardeschi? Da Douglas Costa? Da Cristiano Ronaldo? Da Dybala? O forse giocando?
Vengo a Cristiano Ronaldo. Si sta intossicando, mangiando la nebbia juventina, non c’è nessuno capace di lanciarlo, attira su di sé almeno due marcatori ma, in contemporanea, nessuno dei suoi sodali va a smarcarsi in avanti e non alle sue spalle come, invece, accade. Ovviamente è partito il tiro al portoghese, divertimento tipico di un popolo che passa da piazza Venezia a piazzale Loreto nel giro di un calcio d’angolo. E se il problema della Juventus è Ronaldo allora meglio dedicarsi alle fettuccine e alla pajata.
La Juventus non è finita ma è andata fuori giri come accade con gli uomini, anche quelli più forti. Si affida alle giocate più che al gioco, è storia vecchia che mi ha messo in minoranza. Discutere Allegri sembra un esercizio impossibile, i risultati sono dalla sua parte, diciannove vittorie su ventuno partite sono scritti sull’almanacco, come i quattro scudetti e tutto il resto. Ma qui si tratta di esercitare il diritto di critica, di esprimere un’opinione sullo stato dell’essere, non sul valore generale. Si possono discutere i grandi registi, i grandi scrittori, i grandi attori, i grandi giornalisti ma, nel caso del football, è vietato muovere rimproveri a Guardiola, Sacchi, Ancelotti, Capello, Allegri, Conte, tanto per dire degli intoccabili. Si ricomincia con il campionato, in attesa della champions. Il canneto è deserto, le piazze sono di nuovo affollate di gente in festa per l’eliminazione bianconera che è riuscita ad offuscare la batosta della Roma e l’uscita del Napoli.
Per la cronaca, Sarri, con Higuain in campo poi sostituito da Giroud, ne ha buscate 4 dal Bournemouth ed è, in questo momento, fuori dal quartetto Champions, a quattordici punti dal Liverpool ma sul golfo cantano torna a Surriento. Buon divertimento.
Tony Damascelli
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