Mark Rutte ha recentemente dichiarato che l’Europa sarebbe il prossimo obiettivo della Russia e che, di conseguenza, occorre prepararsi al conflitto. Parole che, per bocca del segretario della NATO, rilanciano una narrazione ormai logora sull’imminente invasione russa del continente europeo. Una tesi ribadita senza sosta, priva di contraddittorio, e assunta come verità indiscutibile dagli araldi dell’ordine dominante.
Ritorna così, imperterrita, la rappresentazione della Russia di Putin come il perfido zar rosso, secondo la propaganda liberale atlantista. Si tratta, a rigore, di una narrazione priva di fondamento, eppure ripetuta ipnoticamente senza tregua. Lo stesso Putin ha dichiarato apertamente e senza infingimenti che la Russia non vuole la guerra con l’Europa, ma è pronta a difendersi in caso di attacco.
A suffragare la tesi della non volontà russa di invadere l’Europa vi è innanzitutto la storia. Da Napoleone al fascismo, è sempre stata l’Europa ad aggredire la Russia, con risultati peraltro catastrofici per l’Europa stessa. Un dato storico costante che viene sistematicamente rimosso dal racconto dominante.
Un secondo elemento riguarda la potenza della Russia, che può contare su territori sterminati e su risorse pressoché infinite, senza alcun bisogno di espansione verso l’Europa. A ciò si aggiunge la condizione pietosa in cui versa l’Europa stessa, simile a un appestato da cui tutti, con ottime ragioni, cercano di tenersi a distanza.
La Russia non intende invadere l’Europa e, se ciò dovesse avvenire, dipenderebbe unicamente dalla provocazione costante esercitata dagli alfieri dell’ordine dominante della globalizzazione americanocentrica. È anzi più plausibile immaginare un attacco preventivo europeo, ipocritamente giustificato come difesa, secondo il teorema orwelliano per cui la guerra è pace e l’attacco è difesa. La verità non detta è che l’Unione Europea appare oggi come un treno lanciato verso l’abisso, una gabbia di matti guidata da sfascia carrozze senza intelligenza, senza cuore, senza dignità e senza pudore. Quo vadis Europa? Nell’abisso.
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