Mentre la Russia di Putin e gli Stati Uniti d’America di Trump stanno trattando sovranamente tra loro circa la possibile e anche auspicabile pace in Ucraina, l’Unione Europea scopre la propria irrilevanza con stupore. La signora Kallas, tra le più impenitenti vestali dell’ordine europeisticamente corretto sotto la cupola del Capitale, ha recentemente piagnucolato, ha sostenuto che non può esservi la pace senza l’Unione Europea. Sembra tuttavia che le sue parole, simili a quelle del fanciullo capriccioso che rivendica il fatto che non si possa giocare a pallone in sua assenza, non siano nemmeno giunte alle orecchie di Putin e di Trump, o che nel caso in cui fin là siano giunte non abbiano sortito il benché minimo effetto. Con tutta evidenza l’Unione Europea non conta nulla, o se preferite, per dirla secondo la nota figura del gioco delle carte, conta come il due di picche.
L’Unione Europea è, sic et simpliciter, la serva sciocca di Washington, la colonia senza dignità al traino delle politiche imperialistiche della civiltà talassocratica del dollaro. Oltretutto, mentre Donald Trump, avendo compreso con sobrio realismo l’impossibilità di sconfiggere la Russia di Putin, sta cercando di trattare con essa, scaricando impietosamente il guitto di Kiev, l’attore nato con la N maiuscola Zelensky, prodotto in vitro di Washington se non di Hollywood, l’Unione Europea non si rassegna e continua dunque a proseguire indefessa sulla propria linea sciagurata di sostegno alle irragionevoli ragioni dell’Ucraina del guitto di Kiev, seguita stoltamente a fare pacchetti di aiuti bellici e monetari indirizzati a Kiev, proprio mentre l’economia europea sta sprofondando nel baratro.
L’Unione Europea agisce in questa maniera con posizioni palesemente e francamente demenziali, come, tra le tante che si possono menzionare, quella di Karola Rakete, la guerrigliera dell’arcobaleno teutonica, la quale nel 2024 sosteneva senza perifrasi e apertis verbis che è di sinistra aiutare chi è in difficoltà e che dunque è duopo dare missili a Kiev. Sarebbe cosa giusta e buona ricordare alla signora Karola che semmai sarebbe di sinistra sostenere i popoli oppressi che patriotticamente si oppongono all’imperialismo, quell’imperialismo a stelle strisce che il guitto di Kiev sostiene e di cui anzi è instrumentum. Insomma, come non mi stanco di ripetere ad nauseam, l’Unione Europea è, allo stato dell’arte, un treno in corsa verso l’abisso, un tempio vuoto che santifica il turbocapitale San Frontier. Ecco perché non si tratta oggi di salvare l’euro e l’Unione Europea come voleva Draghi, si tratta semmai di salvarsi dall’euro e dall’Unione Europea.
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