Nel 2024, secondo un report di Eurostat, il reddito disponibile lordo reale delle famiglie italiane pro capite è risultato in leggera crescita rispetto al 2023. Nonostante ciò, tale livello rimane ancora inferiore rispetto ai redditi del 2008. Questo conferma che l’Italia non ha recuperato il potere di acquisto precedente alla crisi del 2008.
Al di là della retorica di alcuni giornali favorevoli al governo, in realtà noi siamo fermi a prima della crisi del 2008, che — come io spiego da molti anni — non è stata affatto una crisi, ma un cambiamento deliberato e pianificato. L’Italia è l’unico Paese in Europa, insieme alla Grecia, a non avere recuperato il potere di acquisto pre-crisi. È inutile che si lamenti dicendo che quando c’era la lira si stava male e c’era l’inflazione: la verità è che siamo quasi da vent’anni in calo e non abbiamo ancora recuperato ciò che eravamo nel 2007.
Prendendo il 2008 come base, cioè come indice 100, l’Italia nel 2024 si è attestata a 95. Questo significa che siamo al di sotto di ciò che eravamo nel 2008, mentre la media dell’Eurozona è circa 109 e quella dell’Unione Europea a 27 paesi circa 114. I grandi partner europei come Germania, Francia e Spagna hanno registrato aumenti significativi, mentre la ripresa italiana dal 2023 è stata meno rapida rispetto a quella dei Paesi più grandi. La retorica di regime, dunque, non mi convince più di tanto.
Soltanto la Grecia ha fatto peggio dell’Italia nel 2024. Ma ciò che più mi preoccupa è l’alta percentuale di persone che sono povere pur lavorando, oltre il 10% nel 2024. La povertà non è più legata esclusivamente alla disoccupazione: esiste una povertà legata al fatto che gli stipendi non si sono adeguati. Si tratta di un dato superiore di due punti alla media dell’Unione Europea e più alto rispetto alla Francia (circa l’8%) e alla Germania (circa il 6%).
Questa è la vera problematica ed è legata alla precarietà del lavoro e al largo utilizzo del part-time. Ciò che è cambiato con questa magnifica Unione Europea è la mancanza di certezza, sicurezza, stabilità e speranza nel futuro. Lo vedo anche nei giovani, che hanno sempre più paura del futuro.
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