Juventus e Torino tornano a incrociarsi in un derby che, come sempre, vale molto più dei punti in palio. Da una parte i bianconeri di Luciano Spalletti, chiamati a non perdere terreno nella corsa scudetto. Dall’altra i granata di Marco Baroni, in serie positiva e con la voglia di allungare il momento magico.
Quattro punti di distacco dalla vetta non sono un abisso, ma per la Juve ogni passo falso può pesare come un macigno. Il Toro, invece, può permettersi di giocare con la leggerezza di chi ha poco da perdere e tanto da dimostrare.
Ma il derby, si sa, non conosce logica. È una partita che sfugge ai pronostici, che vive di istinto, cuore e lampi di genio.
Se la partita dovesse decidersi con un colpo di classe, gli occhi saranno tutti su Kenan Yildiz e Nikola Vlasic.
Il turco-tedesco, 20 anni e un futuro ancora tutto da scrivere, è ormai una delle scommesse più intriganti di Spalletti. Tre gol e quattro assist tra Serie A e Champions non bastano per consacrarlo, ma bastano a far intravedere cosa potrebbe diventare. Michel Platini, qualche settimana fa, aveva detto che Yildiz “dovrebbe toccare ogni pallone”. Spalletti, per ora, lo tiene più defilato, ma la sensazione è che stia costruendo attorno a lui qualcosa di grande.
Vlasic, invece, è un enigma. A 28 anni, non può più permettersi di essere una promessa incompiuta. Il talento c’è, la continuità no. Zero gol in questa prima parte di stagione, ma la storia dei derby insegna che basta una scintilla per riscrivere tutto.
Dalle panchine, attenzione a due jolly capaci di spaccare la partita: Edon Zhegrova per la Juve e Cyril Ngonge per il Toro. Entrambi dribblano, creano superiorità e possono far male quando le difese cominciano a respirare a fatica.
Ci sono giocatori che il derby lo sentono addosso, come un richiamo. Federico Gatti e Dusan Vlahovic da una parte, Guillermo Maripán e Giovanni Simeone dall’altra, sono fatti della stessa pasta: carattere, sudore, agonismo.
Vlahovic, rigenerato da Spalletti, è tornato a sentire la fiducia che gli mancava. “Tu sei il mio centravanti”, pare gli abbia detto il tecnico toscano. E il serbo ha risposto con gol e presenza.
Dall’altra parte, Cholito Simeone ha ritrovato se stesso dopo l’esperienza napoletana: al Torino gioca, segna, si diverte. Quattro gol in campionato — uno in più di Vlahovic — e tutti senza rigori. Due attaccanti con lo stesso fuoco dentro, due storie parallele che potrebbero incrociarsi proprio all’Olimpico.
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