L’attentato subito da Sigfrido Ranucci lo scorso 16 ottobre ha scosso l’opinione pubblica. Alla vicinanza espressa dal mondo della politica, del giornalismo e non solo, si è affiancato un acceso dibattito sulla natura del gesto e sulle possibili responsabilità. Alcuni avevano provato a dare all’episodio un significato politico, parlando di clima di tensione e di aggressione alla democrazia. Secondo Boni Castellane un episodio grave diventa così un caso paradigmatico di come la speculazione mediatica e politica possa deformare la percezione di eventi gravi.
Per Castellane, l’aspetto centrale è chiaro: “Fin dall’inizio io ho avuto delle indiscrezioni dal mondo degli inquirenti, secondo le quali probabilmente si trattava di criminalità di un certo tipo. La pista albanese è stata subito la prima, poi magari vedremo di cosa si tratterà, ma comunque un po’ tutti lo dicevano fin dall’inizio”. Il commento evidenzia la necessità di distinguere tra fatti concreti e speculazioni. L’errore di alcuni media e commentatori sta nel collegare automaticamente atti di violenza a scenari politici, creando una narrazione infondata e pericolosa.
Boni Castellane mette in guardia sull’uso improprio del linguaggio, sul superamento di alcuni limiti: “Dire che una bomba messa sotto casa di un giornalista è responsabilità del governo supera ogni limite“. Secondo lui, questo tipo di retorica non solo è infondata, ma rischia di alimentare paura e disinformazione, distorcendo la percezione pubblica degli eventi.
Il rischio maggiore, sottolinea Castellane, è l’amplificazione incontrollata da parte dei media: “Ormai i media sono diventati delle sorte di ripetitori della propaganda ad uso e consumo della propria CLAC, dei propri eserciti di fan. Anche solo alludere a una situazione di questo tipo non solo è becero, infame, ma è anche un errore politico, perché è inverosimile”.
Il problema non riguarda solo il giornalista o il commentatore di turno, ma l’intero ecosistema informativo, che può trasformare la cronaca di un attentato in uno strumento di polemica politica.
Boni Castellane evidenzia infine il confine tra la legittima critica politica e la speculazione pericolosa: “Saltare addosso alla questione in maniera sproporzionata e controproducente è un errore. Quando si parla di bombe, di automobili che esplodono, di vite che rischiano, qua non si può scherzare, qua si toccano cose che non vanno toccate”.
La riflessione si allarga al ruolo dei commentatori e dei media: la responsabilità pubblica, conclude Castellane, è quella di non confondere fatti e narrazioni e di preservare la serietà della discussione, evitando di trasformare tragedie reali in strumenti di propaganda.
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