Le tensioni sulla Global Sumud Flotilla diretta a Gaza non si placano. A complicare il quadro ci sono le accuse di un collegamento diretto con Hamas, sollevate dal generale Leonardo Tricarico, ex capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica, ai microfoni dell’AdnKronos. E mentre la diplomazia internazionale cerca un varco con il piano Trump, Boni Castellane, editorialista de La Verità legge tra le righe un cambiamento profondo, destinato a ridisegnare l’agenda politica globale.
“Io confermo“, afferma Tricarico, precisando che “quando un portavoce delle forze armate di Israele che conosco molto bene fa un’affermazione di questo tipo ed esibisce dei documenti, io tendenzialmente ci credo“. Il generale sottolinea come i media stiano dando “poco credito” a queste notizie, ma insiste: “È mio dovere divulgarle“. La convinzione è che Hamas non solo sia collegata alla flottiglia, ma stia anche valutando l’accettazione del piano di pace di Trump, aprendo scenari impensabili fino a poche settimane fa.
Per Castellane, la posta in gioco è enorme: “Se il piano proposto da Trump, già appoggiato da Israele e dai principali Paesi arabi, verrà accettato anche da Hamas, la questione del riconoscimento della Palestina sarà superata“. Ciò significherebbe la fine di un tema che per decenni ha rappresentato il cuore dell’agenda internazionale. E non solo: “La sinistra globale perderebbe il suo unico argomento unificante, la questione palestinese“, osserva. Un colpo che arriverebbe dopo l’erosione del Green, piegato dalle industrie, e il logoramento del tema gender, sempre più divisivo e difficile da sostenere.
Resta però da capire fino a che punto il premier Netanyahu creda davvero nel piano Trump. “Parlare di governo israeliano è complesso“, ammette Tricarico, “ci sono nemici che lo rifiutano apertamente, e lo stesso Netanyahu forse lo ha dovuto accettare più che scegliere”. Ma l’ex capo dell’Aeronautica non ha dubbi sull’urgenza: “Viva Dio, che cessi questo massacro, che cessi il terrorismo e che Gaza venga liberata dalle armi, sia quelle israeliane che quelle di Hamas“.
Sul fronte statunitense resta una evidente frattura. Da un lato Trump spinge per il Nobel per la pace, dall’altro il Pentagono parla di prepararsi alla guerra. Tricarico la definisce “una delle bizzarrie di questa amministrazione“, ma non la vede come una minaccia esterna: piuttosto come un messaggio rivolto agli apparati militari interni. Castellane concorda, leggendovi una strategia politica: smantellare le riforme considerate “progressiste” dell’era Biden e rilanciare una narrativa di forza militare e lotta all’immigrazione. “Trump parla di guerra per descrivere l’immigrazione fuori controllo“, spiega, collegandola anche agli episodi di terrorismo interno come l’attentato di Dallas.
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