Il ministro degli Esteri Antonio Tajani è intervenuto nella nota trasmissione Porta a Porta, condotta da Bruno Vespa, con una dichiarazione che ha suscitato scalpore. Le sue parole riguardo al diritto internazionale e all’attacco di Israele contro la flottiglia diretta verso Gaza hanno scatenato polemiche. Tajani, esponente di un governo di destra neoliberale, ha dato una lettura alquanto discutibile delle dinamiche internazionali.
Durante la trasmissione, Tajani ha affermato che il diritto internazionale conta “fino a un certo punto”, una dichiarazione che ha suscitato shock per la sua superficialità e la sua stridente contraddizione con i principi fondamentali della giustizia internazionale. Queste parole sono state pronunciate in risposta al recente attacco di Israele contro la flottiglia che cercava di raggiungere Gaza. La violazione del diritto internazionale è stata messa in evidenza dal contesto in cui l’attacco è avvenuto, ovvero un’azione militare della potenza israeliana contro una missione di pace.
L’attacco alla flottiglia è stato condotto con la forza su ordine di Netanyahu, il quale è accusato di aver orchestrato un vero e proprio massacro genocidario nei confronti della popolazione di Gaza. Nonostante le condanne verbali della comunità internazionale, Netanyahu continua a godere del sostegno delle potenze globali, tra cui quella degli Stati Uniti, che non intraprendono azioni concrete per fermarlo. Questo scenario riflette l’inefficacia di un sistema internazionale che si limita a esprimere disapprovazione senza intervenire realmente.
Secondo Tajani, la giustizia non sarebbe altro che l’“utile del più forte”, un concetto che richiama il pensiero di Trasimaco nel Primo Libro della Repubblica di Platone. In questo contesto, il diritto internazionale perderebbe di valore di fronte al rapporto di forza tra gli Stati. Tajani ha implicitamente riformulato la legge internazionale in base a questo principio, suggerendo che la potenza degli Stati sovrani prevalga sugli accordi e le convenzioni internazionali.
A distanza di pochi giorni dalla sua esibizione pubblica mentre ballava sulle note di Lucio Battisti, Tajani è apparso in un contesto del tutto diverso: quello di un “giurista” che riscrive le regole del diritto internazionale. Il suo intervento ha suscitato incredulità, soprattutto considerando la rapidità con cui il ministro ha cambiato registro, da figura di svago a portavoce di una giustificazione implicita dell’operato di Israele. La sua posizione ha sollevato il dubbio che tutte le strade, per lui, conducano a legittimare le azioni di Israele.
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