In un recente intervento, il Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, ha solennemente dichiarato che l’Unione Europea è nata per superare le logiche della guerra. Parole nobili, certamente, ma che sembrano in contrasto con la realtà odierna dell’Unione. Appare infatti una discrepanza palese tra l’ideale nobilitante dell’Unione e la sua concreta attuazione.
Come non avrete certo obbliato, uno dei pilastri ideologici fondativi del costrutto dell’Unione Europea era l’idea secondo cui essa ci avrebbe protetti dal ritorno delle guerre. Eppure, oggi più che mai, questo appare come un desideratum disatteso dalla realtà effettuale. Con buona pace delle retoriche propagandistiche, l’Unione sembra piuttosto propiziare il conflitto con la Russia, invece di porci al riparo da ogni belligeranza.
La narrazione, ormai logora, secondo cui la Russia di Putin sarebbe in procinto di invadere l’Europa, appare a tutti gli effetti – a ragion veduta – una strategia propagandistica. Una strategia tesa a preparare l’opinione pubblica europea a un conflitto voluto da Bruxelles, camuffato come risposta difensiva agli appetiti belligeranti di Mosca.
Che dire poi del folle e manicomiale piano del Rearm Europe, varato dalla signora von der Leyen, sacerdotessa dei mercati apatridi e vestale del turbocapitalismo sans frontières? E cosa pensare della smania di Sire Macron di inviare truppe europee al fronte, a immolarsi per i cosiddetti valori dell’Occidente – o meglio, dell’Uccidente liberal-atlantista? Valori che, nel contesto del compiuto nichilismo, si riducono alla finanza au uoc, alla competitività e alla distruzione delle identità.
Al di là del vitreo teatro ideologico e delle narrazioni, l’Unione Europea si configura sempre più chiaramente come un apparato tecnorepressivo, che nega l’idea stessa d’Europa. Chi ha realmente a cuore la storia dell’Europa e il suo progetto storico dovrebbe opporsi all’Unione, che oggi rappresenta la sua più perversa negazione. Non si tratta più di salvare l’Unione e l’euro “whatever it takes”, come disse l’euroinomane delle brume di Bruxelles, lunto dai mercati, Mario Draghi. Si tratta, semmai, di salvarsi dall’Unione Europea e dall’euro, prima che abbia inizio la lunga notte che non ha mattino.
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