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Più ombre che luci sul Giubileo LGBT ▷ Cionci: “Vi spiego perché il Papa ha le mani legate”

Il pontificato di Leone XIV continua a essere al centro di interpretazioni divergenti, soprattutto nel mondo cattolico conservatore. Alla figura del nuovo Papa, alcuni attribuiscono un ruolo di continuità con Bergoglio, altri vedono invece la possibilità di una rottura. Tra le voci più critiche spicca quella del vaticanista Andrea Cionci, secondo cui il Pontefice si troverebbe in una condizione di “impedimento” che ne limita le reali possibilità di governo.

L’ombra delle nomine bergogliane

Secondo Cionci, il problema principale non sarebbe tanto la figura personale di Leone XIV, quanto l’ambiente che lo circonda. La lunga stagione delle nomine operate da Francesco avrebbe lasciato in eredità una gerarchia ancora fortemente bergogliana. È questo, sostiene, a condizionare il nuovo Papa, intrappolato in un sistema che ne riduce l’autonomia e lo espone alle critiche dei settori più tradizionalisti.

La questione della “sede impedita”

Nella ricostruzione di Cionci, la Chiesa non avrebbe ancora fatto pienamente i conti con la morte di Benedetto XVI, che avrebbe lasciato formalmente “impedita” la sede apostolica. In questa logica, anche Leone XIV si troverebbe impossibilitato a esercitare appieno i suoi poteri: “Probabilmente è il vero Papa, ma si trova in una forma di enorme impedimento”, ha osservato. Una visione che ribalta la percezione di inerzia attribuita al Pontefice e la interpreta invece come una condizione forzata.

La narrativa del “figlioccio di Bergoglio”

Le difficoltà di Leone XIV alimentano malcontento tra i cattolici conservatori, che in alcuni casi lo descrivono come l’erede designato di Francesco. Per Cionci si tratta di una lettura “strumentale”, utile a delegittimare un Papa che, pur non avendo mai rivendicato pubblicamente la rottura, si terrebbe lontano dalle iniziative più divisive. Il silenzio e la prudenza diventano così terreno fertile per accuse di debolezza e sospetti di continuità.

Tra speranza e sfiducia

Il giudizio su Leone XIV resta dunque sospeso tra chi lo considera troppo timido e chi, come Cionci, lo interpreta come un Pontefice autentico ma ostacolato. La conseguenza è una spaccatura interna che riflette le stesse tensioni irrisolte degli ultimi pontificati: da un lato la ricerca di un’identità chiara per la Chiesa, dall’altro il peso di un’eredità ancora ingombrante.

Francesco Vergovich

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