Il caso di Pio Esposito rappresenta un fenomeno emblematico del calcio italiano: giovani promesse lanciate troppo presto e spesso costrette a confrontarsi con aspettative esagerate. Secondo Furio Zara, “Pio Esposito è già formato ed è sicuramente il miglior prospetto in circolazione oggi in Italia”, ma avverte: “Non vorrei ci fosse l’effetto Camarda”. Il riferimento è al giovane del Milan, che, pur più giovane di Esposito, ha visto la sua carriera travolta dalle pressioni mediatiche.
Zara sottolinea come anche un giocatore promettente abbia bisogno di tempo per crescere: “Ha 20 anni, ha fatto 17 gol più due nei playoff con lo Spezia in Serie B, ha debuttato bene, benissimo in Champions con l’Inter: diamogli tempo, lasciamolo crescere”. Il paragone con altri giovani talenti serve a ricordare che la fretta e le aspettative troppo alte possono bruciare anche i prospetti più promettenti.
Oltre ai giovani, Zara punta il dito contro il ruolo degli arbitri nelle competizioni europee: “Quando andiamo in Europa scopriamo che ci sono arbitri scarsi anche lì, e poi ci diciamo avvantaggiano le altre e non noi”. Secondo il giornalista, il problema non è tecnico ma strutturale: “Non contiamo nulla come federazione… se c’è da favorire una federazione più potente anziché la nostra è chiaro che l’arbitro va in quella direzione”.
Dall’analisi di Zara emerge un quadro chiaro: il calcio italiano ha perso peso politico in Europa. Le giovani promesse rischiano di essere sacrificate dalla pressione, le squadre affrontano arbitri poco inclini a favorire il nostro movimento, e la federazione non esercita l’influenza necessaria per tutelare il proprio interesse. Come sintetizza lo stesso Zara: “Siamo noi che abbiamo inventato per il campionato italiano la sudditanza psicologica… in Europa non contiamo nulla”. Per tornare competitivi, conclude, serve un approccio strategico complessivo che valorizzi i giocatori e ridia autorevolezza al calcio italiano.
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