Mario Draghi ha recentemente tenuto un discorso a Bruxelles, un anno dopo la pubblicazione del suo rapporto sulla competitività. Questo rapporto, tuttavia, non ha ottenuto alcun endorsement o approvazione ufficiale da parte del Consiglio Europeo, che è l’organo decisionale dell’Unione Europea. Il Parlamento non ha alcun peso in tale processo. Il linguaggio di Draghi, inoltre, si caratterizza per l’uso di forme impersonali, evitando di assumersi la responsabilità delle decisioni passate.
Draghi non si prende responsabilità per le scelte fatte in passato, nonostante sia stato presidente della Banca Centrale Europea. Un esempio che cita è la crisi del settore automobilistico, una crisi che è stata causata in gran parte dagli obiettivi di emissione zero fissati per il 2035. Questi obiettivi, definiti come “religione ambientale”, non sono stati supportati da investimenti adeguati e soprattutto dallo sviluppo necessario. Oggi è evidente che tali scelte hanno comportato errori strategici che sono costati decine di migliaia di posti di lavoro.
Il settore automobilistico, ormai in declino, è diventato terreno di conquista per attori extra-europei, come la Cina. Draghi, insieme ad altri leader politici, riconosce l’errore nelle politiche ambientali, ma la domanda che sorge spontanea è: “Chi pagherà per questi errori?” È chiaro che la responsabilità ricade su nessuno, e l’affermazione di Draghi secondo cui i cittadini richiedono un “destino comune europeo” suggerisce che ormai molti vedano nell’Europa la causa dei loro problemi. Nonostante ciò, figure come Mattarella e Draghi continuano a sostenere l’Unione Europea.
Nonostante le difficoltà, Draghi sostiene che non sono necessarie scelte avventate e frettolose, ma che occorre un vero cambio strategico con priorità chiare e piani di azione concreti. Il problema è che, secondo lui, difficilmente ciò avverrà. Draghi riflette sulla sua esperienza, sottolineando che per questo motivo ha deciso di ritirarsi dalla politica. Nonostante la sua esperienza, riconosce che nel mondo politico non c’è la stessa capacità di adottare scelte strategiche efficaci come quella che si trova nel mondo imprenditoriale.
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