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Attualità

American Eagle – Sydney Sweeney ▷ Castellane: “Il woke vede il nazismo anche in un paio di jeans”

Una pubblicità di jeans dell’American Eagle, con protagonista l’attrice Sydney Sweeney, uno slogan particolare – “Sydney Sweeney has great jeans” – e una reazione a catena che ha coinvolto la politica americana, i social media, Donald Trump e persino le Borse: così nasce uno degli scandali più surreali dell’estate USA 2025.

Il gioco di parole tra jeans (pantaloni) e genes (geni), uguali nella pronuncia inglese, ha scatenato accuse di suprematismo bianco, e persino richiami al nazismo e all’eugenetica, con alcuni attivisti woke che hanno cercato di boicottare la campagna. Ma il boicottaggio si è trasformato in un clamoroso boomerang: le vendite di American Eagle sono schizzate alle stelle, anche grazie al supporto pubblico di Trump, che ha definito lo spot “il più hot in circolazione”.

In diretta su “Lavori in Corso”, a commentare il caso è stato Bonifacio “Boni” Castellane, giornalista de La Verità, che ha offerto una lettura ironica e tagliente di quanto accaduto.

“Sindrome da Trump” e woke in tilt: il commento di Boni Castellane

Castellane mette subito in chiaro il contesto: “Le deranged people sono coloro che soffrono della Trump Deranged Syndrome, la sindrome di depressione causata dall’esistenza stessa di Trump”.

Per lui, tutta la vicenda è un sintomo della paranoia collettiva scatenata da anni di cultura woke: “Dopo 4-5 anni di pubblicità con uomini in lingerie femminile e l’obesità esibita come valore, appena appare una bella ragazza bianca e bionda, è subito nazismo”.

Ma Boni ci tiene a precisare: “La Sweeney non è una top model, è una bella ragazza americana, come tante. Occhi azzurri, capelli biondi. Non è un’icona di bellezza irraggiungibile. Ma proprio questo, dopo anni di woke, è stato visto come una provocazione”.

Sydney Sweeney – American Eagle | Nazismo? Ma se il CEO è ebreo

Uno degli aspetti più paradossali dell’intera polemica, sottolinea Castellane, è l’assurdità dell’accusa di nazismo rivolta alla campagna, visto che “Il CEO di American Eagle è Jay Schottenstein… che è ebreo”.

Un paradosso che l’opinionista sintetizza in maniera ironica: “Nel mondo alla rovescia di oggi, ci mancavano solo i nazisti ebrei”.

Lizzo risponde: “My jeans are black”

Anche il mondo dello showbiz ha reagito. La cantante afroamericana Lizzo, nota per la sua militanza body positive, ha pubblicato una foto in posa simile a quella della Sweeney con la didascalia: “My jeans are black” – “i miei geni sono neri”.

Per Castellane: “Nessun problema. Anzi, come ho detto io, si poteva usare anche Naomi Campbell per la campagna. Ma la Sweeney, essendo bianca e repubblicana, ha fatto saltare i nervi”.

Sydney Sweeney – American Eagle | “Marketing jackpot”: parola di Elon Musk

Anche Elon Musk è intervenuto sulla vicenda, con una reazione tanto sintetica quanto efficace: “Marketing jackpot”.

Secondo Castellane, “è esattamente quello che è successo. Con una campagna pubblicitaria semplice hanno ottenuto una copertura globale gratuita. Il boicottaggio ha solo amplificato il messaggio”.

Un esempio da manuale di quello che il giornalista chiama “paradosso del mercato”: mentre American Eagle sfonda, lo stesso giorno si dimette il CEO di Jaguar, colpevole secondo Castellane di “aver impostato la comunicazione su tematiche gender che hanno fatto crollare le vendite”.

Il giornalista conclude sottolineando un dato rilevante: “Il boicottaggio ha funzionato davvero solo con Tesla, perché lì c’era un pubblico woke che si è sentito tradito. Ma in generale, questi attacchi non funzionano. Né in America, né in Europa, tantomeno in Italia”.

In sintesi, secondo Castellane, questa vicenda è “un mix perfetto di isteria collettiva, marketing furbo e ipocrisia politica”.

Il vero vincitore è il mercato

Alla fine della fiera, il caso “jeans/genes” non ha fatto male a nessuno – anzi. American Eagle ha registrato un boom di vendite, Sydney Sweeney ha consolidato la sua immagine pop e ribelle, e il mondo intero ha parlato di un semplice paio di jeans. Con buona pace dei “deranged” e di chi cerca il nazismo persino nei tessuti denim.

Stefano Molinari

Stefano Molinari nasce come attore. Lavora sia per il cinema che per la televisione. Negli ultimi 15 anni è voce e volto di Radio Radio dove conduce diversi programmi di successo.

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