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Su Zelensky non ve la raccontano tutta: ecco perché teme la fine della guerra

Il guitto di Kiev, l’attore nato con la N maiuscola Zelensky, prodotto in vitro di Washington se non di Hollywood, è ora letteralmente con le spalle al muro. Escluso dal vertice in Alaska tra Putin e Trump, il guitto di Kiev figura come il grande sconfitto della guerra in Ucraina. Guerra che egli ha propiziato in ogni modo e che ora si ostina a voler far continuare.

L’isolamento di Zelensky

Il guitto di Kiev rifiuta di incontrarsi con Vladimir Putin e si avventura a sostenere scioccamente che il solo modo per fermare la Russia sia la forza. Come se l’Ucraina non avesse già ricevuto abbastanza bastonate da parte di quella Russia che, a sentire gli ierofanti dell’ordine libero atlantista, avrebbe dovuto capitolare in tempi piuttosto rapidi.

Il burattino di Mangiafuoco

Secondo quel che più volte abbiamo rammemorato, il guitto di Kiev, adesso con il cerino in mano, appare del tutto simile ai burattini di Mangiafuoco nel capolavoro di Collodi. Una volta che essi non servano più per gli spettacoli allestiti dal famelico burattinaio, vengono gettati alle fiamme.

La domanda cruciale

La vera domanda da porre suona nel modo che segue: perché l’attore nato con la N maiuscola, sapendo perfettamente che la guerra è persa, si ostina scioccamente a fare di tutto affinché essa prosegua? La risposta è piuttosto semplice, almeno per quanti non vogliano fare come l’ostruzzo che nasconde la testa nella sabbia per non vedere intorno a sé.

Il timore della fine

Il guitto vuole procrastinare il più possibile il momento del redde rationem, da che egli sa benissimo che allora dovrà rendere conto delle proprie malefatte. Egli sa bene anche che i soggetti come lui molto spesso non fanno una fine particolarmente soave, giacché il popolo non li perdona per i loro guai e per i loro disastri. Il guitto di Kiev, con buona pace della narrazione propagandistica dell’Occidente, anzi dell’Uccidente liberale atlantista, non si è battuto per la sovranità dell’Ucraina e per l’interesse del suo popolo. Tutto il contrario: ha sacrificato l’interesse del popolo ucraino e l’Ucraina stessa sull’altare dell’imperialismo di Washington e della NATO, braccio armato della stessa Washington. Ecco perché l’attore nato con la N maiuscola teme decisamente più la fine della guerra che non la sua continuazione e, anzi, si sta adoperando in ogni guisa affinché il conflitto diventi una guerra senza fine, nella duplice accezione dell’assenza di una fine e dell’assenza di un fine.

Diego Fusaro

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