Nel caldo agosto 2025, torna a infuocarsi il dibattito sul ruolo della Fondazione Gimbe, presieduta da Nino Cartabellotta. La baruffa è esplosa sui social e in Parlamento, portando al centro della scena due figure di rilievo del panorama sanitario e politico italiano: il senatore leghista Claudio Borghi e lo stesso Cartabellotta.
L’origine della vicenda affonda nelle recenti polemiche sulle scelte del Ministero della Salute, tra cui l’azzeramento del comitato di esperti NITAG, che ha acceso contrasti tra la maggioranza di governo e la comunità scientifica. In questo clima, Borghi ha puntato il dito verso la Fondazione Gimbe, istituto che offre servizi sanitari alle regioni, sollevando quesiti sulla natura dei rapporti economici della fondazione e sulla trasparenza dei bilanci.
«Signor Cartabellotta, lei riceve denaro dalle Regioni? La Gimbe vende servizi?» ha domandato pubblicamente Borghi, chiedendo chiarezza sulla gestione delle attività e sulle fonti di finanziamento della fondazione.
La polemica è subito rimbalzata sui social, in particolare su X (ex-Twitter), dove i toni si sono alzati rapidamente. Cartabellotta ha difeso la sua fondazione, sottolineando che Gimbe non riceve finanziamenti pubblici diretti ma vende servizi di consulenza e formazione, anche a enti regionali guidati da diversi schieramenti politici. La richiesta di Borghi di pubblicare i bilanci della fondazione ha però aggiunto ulteriore tensione, scatenando reazioni in difesa di Cartabellotta da parte di esponenti scientifici e politici, nonché da numerosi utenti della rete.
La polemica non si limita alla trasparenza dei rapporti economici, ma tocca anche la credibilità delle fonti informative sulla salute pubblica, in un contesto segnato dalle discussioni sui vaccini e sulla gestione della pandemia.
Da parte sua, Cartabellotta ha espresso preoccupazione per le accuse ricevute e ha ribadito il ruolo della fondazione come ente indipendente al servizio della sanità, invitando a non ledere la reputazione né della Gimbe né della comunità scientifica italiana.
“Se il senatore ritiene di poter ledere con tale veemenza la reputazione della Fondazione GIMBE, dei suoi dipendenti e collaboratori e del sottoscritto, dimostri coerenza. Rinunci all’immunità parlamentare e ne risponda in tribunale”, rilancia anzi il leader di Gimbe.
“Caro Cartabellotta, attendo le risposte alle mie domande. Dopo aver ottenuto tutte le risposte del caso (magari via accesso agli atti) si andrà eccome in tribunale perché in caso di possibili reati andrò immediatamente in procura, altrimenti proporrò seri cambiamenti legislativi”, ribatte il Senatore.
Nel video l’intervista di Stefano Molinari a Claudio Borghi.
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