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Il presagio di Rinaldi sulla sfiducia a Ursula ▷ “Ve lo dico da subito: non ne uscirà come credete”

Nell’emiciclo di Strasburgo, il clima è rovente: la mozione di sfiducia contro Ursula von der Leyen scuote la politica europea come un improvviso temporale estivo. Tutti gli occhi sono puntati sulla presidente della Commissione europea, accusata di scarsa trasparenza e di aver gestito in modo opaco la trattativa con Pfizer durante la pandemia. Ma la vera posta in gioco è molto più ampia: si tratta di una battaglia tra visioni opposte dell’Europa, tra chi invoca rigore democratico e chi denuncia tentativi di destabilizzazione orchestrati dagli “amici di Putin”.

La mozione, presentata dall’eurodeputato rumeno Gheorghe Piperea del gruppo dei Conservatori e Riformisti, prende le mosse dallo “Pfizergate”, ma si trasforma presto in un atto d’accusa generale contro il metodo von der Leyen. In Aula, la presidente non si tira indietro e risponde con fermezza: “Il testo è stato firmato dagli amici di Putin. Sono movimenti alimentati da cospirazioni e complottismi, che vogliono polarizzare le nostre società inondandole di disinformazione“. Von der Leyen parla di “caccia alle streghe” e di un’Europa che deve restare unita di fronte alle sfide esterne e interne.

Cresce la sfiducia

Il dibattito si fa acceso. Manfred Weber, presidente del Partito Popolare Europeo, dichiara senza esitazioni: “Voteremo unanimemente contro. Questa mozione non è altro che una trovata pubblicitaria dell’estrema destra per riconquistare credibilità agli occhi dei propri elettori”. Dall’altra parte, Fabrice Leggeri, a nome dei Patrioti, accusa: “Lei, presidente, ha agito da sola, fuori dal quadro democratico. L’Europa è governata all’oscuro dei popoli”.
La situazione politica è complessa. I tre principali gruppi europei – popolari, socialisti e liberali – non sosterranno la mozione, rendendo praticamente impossibile il raggiungimento della maggioranza dei due terzi necessaria per far cadere la Commissione. Tuttavia, il gruppo dei Socialisti e Democratici valuta l’astensione, segno di un malcontento crescente per una leadership giudicata troppo sbilanciata a destra. “Il sostegno a von der Leyen non è garantito”, trapela da una riunione a porte chiuse. “Si aspettano segnali nelle prossime 48 ore sulla tenuta della piattaforma europeista”.

In Italia

Tra i partiti italiani, la Lega e il Movimento 5 Stelle annunciano il voto a favore della sfiducia, mentre Fratelli d’Italia, pur tra mille imbarazzi, si smarca: “Non perché non condividessero alcuni motivi di censura, ma perché la considerano un errore, un grande regalo ai nostri avversari politici”, spiega Nicola Procaccini, co-presidente del gruppo Ecr.
Il voto è fissato per giovedì e, salvo colpi di scena, la mozione non passerà. Ma il messaggio è chiaro: la fiducia in Ursula von der Leyen non è più granitica e il Parlamento europeo, mai come ora, appare spaccato tra chi difende l’attuale Commissione e chi chiede un cambio di rotta. “Siamo entrati in una lotta tra democrazia e illiberalismo”, conclude von der Leyen.
Come ne uscirà Ursula è il vero punto interrogativo. “Purtroppo paradossalmente si rafforzerà”, sostiene l’ex eurodeputato Antonio Maria Rinaldi: “I numeri per mandarla via dopodomani non ci saranno, quindi di fronte a una mozione di sfiducia che viene respinta, uno si rafforza. E’ quello che succede anche in Italia quando si fa una mozione di sfiducia al governo: se non passa, si rafforza il governo; paradossalmente adesso questa mozione la rafforza, perché dirà che non l’abbiamo fatta cadere e per di più ha contato i suoi”.

Ascoltate nel video il focus con il prof. Geminello Preterossi e Diego Fusaro.

Fabio Duranti

Fabio Duranti è nato a Roma nel 1962. Da sempre realizza piattaforme di comunicazione Radio, TV e Web. Crede nel principio irrinunciabile che la corretta informazione è il motore della libertà e dei rapporti sociali.

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