L’elezione di Papa Leone XIV continua a suscitare dibattiti e ipotesi, anche nelle file del mondo cattolico più tradizionalista. Tra le voci più critiche, quella del giornalista Andrea Cionci, che ai microfoni di ‘Un Giorno Speciale’ ha esposto una visione fortemente alternativa rispetto alla narrazione ufficiale. Senza fare sconti, Cionci ha delineato uno scenario in cui si ipotizza una doppia elezione, un’operazione parallela e una strategia comunicativa dai risvolti rischiosi.
Secondo Cionci, l’elezione di Leone XIV non sarebbe avvenuta in modo lineare. Alla base della sua teoria, la violazione della Universi Dominici Gregis, che prevede un massimo di 120 cardinali elettori, a fronte dei 133 partecipanti dichiarati. “Il conclave a 133 è talmente invalido da non poter essere reale”, afferma. Da qui la proposta di un’ipotesi alternativa: “Ci sono ottimi motivi per pensare che l’8 maggio si siano svolti due conclavi: uno al mattino, consultivo, e uno nel pomeriggio con i soli 25 veri cardinali”. Una sorta di “primarie ecclesiastiche” seguite da una legittimazione formale.
A sostegno della sua ricostruzione, Cionci cita due fonti giornalistiche: Luigi Bisignani su Il Tempo e un articolo di Repubblica, che parlerebbero entrambi di una doppia elezione. “Questo non avrebbe alcun senso se non nella chiave di lettura che vi offro io”, commenta. Perfino il fatto che Leone XIV non sia sceso a pranzo l’8 maggio per “scrivere il discorso” viene letto come indizio: “Sarebbe un atto di arroganza e di superbia scriverlo prima del voto. Se invece era già stato scelto al mattino, è del tutto plausibile”.
Cionci sostiene che sia in atto una manovra per incastrare Leone XIV, legandolo a doppio filo all’eredità di Papa Francesco. “Stanno cercando di innalzare intorno a Leone una gabbia”, denuncia, “lo vogliono far sembrare il successore morale e dottrinale di Bergoglio. Ma è una trappola”. Il nuovo pontefice, secondo questa visione, si starebbe muovendo con estrema cautela in un gioco di equilibri e silenzi, che però potrebbe rivelarsi pericoloso.
Per Cionci, è arrivato il momento di uscire allo scoperto. “Il mio invito è che Leone XIV dica la verità: che è stato eletto dai 25 cardinali, e che Bergoglio non era un vero papa”. A suo dire, anche un errore tecnico potrebbe giustificare una simile dichiarazione: “Inventatevi quello che volete, che mancavano le marche da bollo sull’atto di abdicazione di Benedetto XVI, ma dite subito che Bergoglio non era il papa”. Il rischio, avverte, è che il nuovo pontefice venga travolto da eventuali scandali del suo predecessore: “Se non lo farà, sarà trascinato nel fango con lui”.
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