Alcune inchieste giornalistiche tedesche hanno sollevato interrogativi profondi sulla gestione dei fondi destinati al Green Deal. Secondo i documenti trapelati, la Commissione Europea avrebbe stipulato accordi segreti con ONG per influenzare l’opinione pubblica a proprio favore.
Torno a parlarvi di ambiente, perché nuove inchieste tedesche hanno portato alla luce rapporti finanziari opachi tra la Commissione Europea e alcune ONG, incaricate – tramite fondi pubblici – di orientare l’opinione pubblica a sostegno del Green Deal e di altri obiettivi “verdi”. Avevo già parlato di questo tema, ma torno a farlo perché ritengo sia emblematico. Fino a poco tempo fa erano noti soltanto gli importi e i beneficiari; oggi, invece, emergono dettagli segreti tenuti nascosti per anni.
Secondo quanto riportato, documenti riservati visionati da giornalisti tedeschi mostrano la presenza di contratti segreti che garantivano lauti compensi a diverse ONG. Questi fondi sarebbero stati utilizzati per promuovere le politiche ambientali della Commissione, contrastare accordi commerciali sgraditi e influenzare la narrazione pubblica. Alcuni dettagli rivelano una strategia ben precisa: i documenti erano accessibili solo a video, senza possibilità di stampa o ricerca, e scomparivano dopo 30 minuti. Questo sarebbe il livello di trasparenza dell’Unione Europea?
Negli ultimi anni, la Commissione Europea ha erogato circa 15 milioni di euro all’anno in sussidi alle ONG, con singole organizzazioni che hanno ricevuto anche fino a 700.000 euro. In cambio? Secondo i dati diffusi, queste ONG dovevano contrastare i nemici politici della Commissione, come ad esempio i sostenitori delle energie fossili. Le campagne congiunte venivano pianificate nei minimi dettagli, in un quadro che configura un lobbismo occulto e un uso discutibile di fondi pubblici.
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