Il governo italiano di destra, a guida neoliberale, mostra talvolta, seppur in modo timido, qualche segnale di opposizione all’attuale ordine dominante. Un ordine di cui, tuttavia, rimane largamente organico e funzionale. Un recente episodio vede protagonista il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, e riguarda un atto formale indirizzato all’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).
Il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha inviato una lettera al Direttore Generale dell’OMS, Tedros Adhanom Ghebreyesus, comunicando il rifiuto dell’Italia di tutti gli emendamenti adottati durante la 77ª Assemblea Mondiale della Sanità. Si tratta di un gesto limitato, certamente, ma che rappresenta comunque un piccolo segnale di presa di distanza dall’assetto dominante.
Come già più volte osservato, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, sotto la guida di Ghebreyesus, è oggi uno degli organismi sovranazionali che contribuiscono allo svuotamento delle sovranità nazionali in favore di una governance globale. Una governance che, se da un lato si propone di tutelare il benessere dell’umanità, dall’altro difende in concreto gli interessi del blocco oligarchico neoliberale, il quale mira a superare ogni residuo di controllo politico democratico sulle decisioni economiche e sociali.
Non va dimenticato che la destra di Giorgia Meloni, così come la sinistra di Elly Schlein, non si è mai realmente opposta al modello tecno-sanitario imposto durante l’emergenza epidemica. Al contrario, lo ha difeso e incentivato. Come spesso accade, destra e sinistra neoliberali si presentano come alternative, per poi agire unitamente nell’interesse del capitalismo senza frontiere.
In questo contesto, la recente lettera del ministro appare come un timido ma significativo segnale politico. Pur non modificando i rapporti di forza, suggerisce la volontà di non cedere completamente. È una presa di posizione limitata, certo, soprattutto alla luce del fatto che il governo Meloni si era proposto di liberare l’Italia dai vincoli delle potenze sovranazionali, restituendole prestigio, dignità e sovranità. Tuttavia, il presunto patriottismo della destra neoliberale si è rivelato, nei fatti, un patriottismo di cartapesta.
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