Recentemente è tornato a farsi vivo (non che se ne sentisse particolarmente la mancanza, a dire il vero) Romano Prodi, uno dei più ferventi euroinomani delle nebbie di Bruxelles. Ancora una volta, Prodi si è cimentato nell’impresa di difendere l’indifendibile. Ha infatti celebrato l’Unione Europea, spingendosi fino a santificarla come l’ultimo baluardo dei diritti e della democrazia (sic).
Il suo teologumeno si inserisce perfettamente nella narrazione già proposta dal comico Roberto Benigni che, come ricorderete, in una sua recente apparizione televisiva (puntualmente in assenza di contraddittorio) ha affermato che l’Unione Europea rappresenta ‘il più grande laboratorio democratico di tutti i tempi’.
Parafrasando il filosofo Merleau-Ponty, ci troviamo di fronte all’ennesima avventura dell’ideologia: quella funzione che giustifica e legittima i rapporti di forza dominanti, affinché siano accettati persino da chi, trovandosi in basso, avrebbe ogni interesse a contestarli.
Lungi dall’essere un fortilizio di diritti e di democrazia, l’Unione Europea, con buona pace di Romano Prodi, rappresenta la negazione di entrambi. Essa non è altro che la riorganizzazione verticistica e neoliberale del vecchio continente, successiva alla tragica data del 1989: un’epoca in cui non vinse la libertà tout court, ma la libertà del mercato e delle sue classi dominanti.
È dunque esattamente l’opposto di ciò che proclamano a gran voce Romano Prodi, Roberto Benigni e gli altri pretoriani della Corte del pensiero unico europeisticamente corretto, espressione che altro non è se non una variante dell’ordine mentale turbocapitalista.
Come ripeto ormai da anni con costanza e convinzione: la lotta di classe in Europa, oggi, si presenta innanzitutto come lotta contro l’Unione Europea. Questo tempio vuoto santifica il capitale finanziario senza frontiere e legittima il massacro di classe operato dal blocco oligarchico neoliberale contro il ‘popolo degli abissi’, ossia le classi lavoratrici e i ceti medi ormai martoriati.
Con buona pace di Mario Draghi, che ai suoi tempi affermava che bisognava salvare l’euro Whatever it takes, ribadiamo ancora una volta che oggi è necessario salvarsi dall’euro e dall’Unione Europea Whatever it takes.
È ormai di primaria importanza riconquistare lo spazio della sovranità nazionale come luogo concreto di esercizio della democrazia e dei diritti fondamentali. Il teorema fondamentale del neoliberismo, infatti, consiste nello scavalcare le sovranità nazionali per oltrepassare i vincoli della democrazia ancorata agli stati sovrani. I processi di sovranazionalizzazione neoliberale coincidono con lo svuotamento progressivo delle ultime democrazie ancora in piedi.
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