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Il candidato sindaco che sfida l’establishment e sbarca alle primarie di New York: chi è il 33enne Zohran Mamdani

C’è un nuovo nome sulla bocca di tutta New York: Zohran Mamdani. Trentatré anni, musulmano, socialista dichiarato, e con un passato tra Uganda e Queens, Mamdani ha appena fatto ciò che molti ritenevano impossibile: battere l’ex governatore Andrew Cuomo alle primarie Democratiche per la corsa a sindaco.

Il dato non è ancora ufficiale (si attendono i risultati completi del voto a scelta classificata) ma il vantaggio è netto. Come si legge anche sul Sole24Ore, siamo al 92% delle schede scrutinate, Mamdani è in testa con il 43,5% delle prime preferenze contro il 36,4% di Cuomo. L’ex governatore ha già riconosciuto la sconfitta. Il volto del Partito Democratico a New York non è più lo stesso.

Radici nel mondo: dal Queens alla candidatura

Zohran Kwame Mamdani nasce a Kampala, Uganda, nel 1991. La sua è una famiglia colta e cosmopolita: padre politologo di fama internazionale e madre regista pluripremiata. A sette anni si trasferisce a New York e cresce ad Astoria, nel Queens, quartiere popolare e multietnico. Qui affronta diversità, disuguaglianze e aspirazioni.

Dopo gli studi in African Studies al Bowdoin College, lavora come mediatore contro gli sfratti. Ed è proprio lì che scatta la scintilla politica: “Non potevo ignorare quello che vedevo ogni giorno. L’ingiustizia era davanti ai miei occhi”.
Nel 2020 vince il suo primo mandato all’Assemblea statale rappresentando il distretto che lo ha visto crescere. Da allora, la sua ascesa è stata costante, alimentata da coerenza, mobilitazione popolare e idee chiare.

Fino ad oggi, alla sua candidatura a sindaco e i sondaggi lo davano come un outsider. Cuomo, pur travolto dagli scandali, partiva da una posizione di forza. Ma la strategia di Mamdani è stata radicalmente diversa: niente grandi finanziatori, niente endorsement dell’establishment. Solo persone. E tanta rete. Ha puntato tutto su micro-donazioni, volontariato porta a porta, social media e una comunicazione trasparente. Dirette Instagram con Alexandria Ocasio-Cortez, video su TikTok, appelli virali in cui spiegava con semplicità affitti, trasporti e salario minimo. Trovando sponda e sostegno nei movimenti per la giustizia sociale esplosi dopo la pandemia e l’omicidio di George Floyd.

Secondo Our Revolution, oltre 60.000 messaggi sono stati inviati agli elettori nei giorni prima del voto. La sua campagna è stata un laboratorio di mobilitazione digitale e reale. Una macchina politica senza padrini, ma con tantissimi volti.

“Liberare New York”

Con lo slogan ufficioso ‘Abolire il costo della vita’, Zohran Mamdani ha conquistato il centro della scena politica newyorkese proponendosi come volto nuovo e radicale in una città che, pur essendo solidamente democratica, ha spesso scelto sindaci moderati o indipendenti come Michael Bloomberg. Il suo programma punta direttamente alle disuguaglianze generate dal capitalismo urbano: congelare gli affitti per gli inquilini a canone stabilizzato, rendere gratuito il trasporto pubblico (in particolare gli autobus) e garantire asili nido e scuole dell’infanzia pubblici e gratuiti per tutti i bambini sotto i sei anni.

Tra le altre proposte chiave: l’istituzione di supermercati municipali che vendano beni essenziali a prezzi calmierati, la costruzione di oltre 200.000 appartamenti a canone accessibile e l’aumento progressivo del salario minimo fino a 30 dollari l’ora entro il 2030. Per finanziare queste misure, Mamdani propone un’imposta dell’11,5% per le imprese e una tassa del 2% sui redditi annui superiori al milione di dollari.

“Non è utopia”, ha dichiarato in un video diventato virale. “Sono scelte politiche. E oggi, a New York, stiamo scegliendo di mettere le persone al primo posto”.

Non sono mancate le polemiche. Una delle più discusse riguarda la sua posizione sul conflitto israelo-palestinese: Mamdani si è rifiutato di condannare lo slogan ‘Globalize the intifada’, definendolo una “disperata richiesta di uguaglianza e diritti umani”. Una dichiarazione che ha diviso l’opinione pubblica: per alcuni è stata un atto coraggioso di solidarietà, per altri un messaggio ambiguo e potenzialmente incendiario. Andrew Cuomo ha cercato di sfruttare questa e altre posizioni per screditarlo, accusandolo di inesperienza e dichiarando che ‘Trump lo farebbe a pezzi’. I sondaggi pre-elettorali mostravano Cuomo in vantaggio nei quartieri popolari e tra gli elettori afroamericani, mentre Mamdani era favorito tra bianchi e laureati. L’aumento dell’affluenza, però, potrebbe aver rimescolato le carte.

A novembre la sfida decisiva

Sebbene New York sia tradizionalmente democratica, vincere le primarie non garantisce la vittoria alle elezioni comunali, specialmente con il sindaco uscente Eric Adams che correrà da indipendente e Andrew Cuomo che valuta una candidatura. Le elezioni si terranno a novembre. Mamdani, già considerato il vincitore morale delle primarie, potrebbe diventare il primo sindaco musulmano della città. Rappresenta una nuova politica, meno legata ai partiti e più vicina ai bisogni concreti, ma dovrà affrontare la sfida di trasformare le sue promesse in realtà.

Elena Duranti

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