Una nuova scossa giudiziaria colpisce il calcio turco e, ancora una volta, al centro del ciclone si trova José Mourinho. Il presidente e l’intero consiglio direttivo della Commissione disciplinare del calcio professionistico (PFDK) hanno rassegnato le dimissioni dopo la diffusione di alcuni messaggi privati compromettenti. Le conversazioni hanno rivelato (se non addirittura confermato) un clima pesantemente ostile nei confronti del tecnico portoghese, approdato l’anno scorso alla guida del Fenerbahce.
I messaggi interni, condivisi in forma privata attraverso WhatsApp, mostrano un atteggiamento apertamente rancoroso da parte dei membri della Commissione nei confronti di Mourinho. Tra le frasi più gravi emergono espressioni come “è stato fin troppo tollerato”, o persino “gliela faremo pagare nella prossima stagione”.
Ma il caso non si limita al solo allenatore. Le conversazioni rivelano anche scherni nei confronti dei dirigenti di vari club e una palese preferenza per il Galatasaray, storico rivale del Fenerbahce. Un comportamento ritenuto gravemente inappropriato, che ha inevitabilmente portato alle dimissioni in blocco del presidente e di tutto il consiglio direttivo della PFDK.
Immediata è arrivata la reazione ufficiale del Fenerbahce, che ha chiesto chiarimenti direttamente alla Federcalcio turca. Il club ha diffuso un comunicato dai toni durissimi: “Il nostro club ha presentato una richiesta ufficiale alla Federazione calcistica turca in risposta alla corrispondenza resa pubblica oggi e che si sostiene appartenga ai membri del Consiglio disciplinare del calcio professionistico. Riteniamo che questa mentalità ostile, che viola chiaramente il principio di imparzialità e si basa su scontri e vendette, non abbia posto nello sport turco.”
Ma negli ultimi mesi, il clima infuocato attorno a Mourinho ha avuto un altro momento di esplosione mediatica durante il derby di Coppa dello scorso Aprile tra Fenerbahce e Galatasaray, terminato con una rissa, tre espulsioni e l’intervento della polizia in assetto antisommossa.
Protagonista, ancora una volta, il tecnico portoghese, che al termine della partita ha inseguito il collega Okan Buruk e lo ha letteralmente preso per il naso, facendolo cadere a terra. Buruk è rimasto a terra con le mani sul volto, in quella che il Fenerbahce ha definito una “caduta esagerata, come se gli avessero sparato”.
Secondo la versione del club gialloblù, Mourinho stava semplicemente avvicinandosi agli arbitri per stringere loro la mano, quando sarebbe stato “provocato da gesti e dichiarazioni irrispettose” da parte del tecnico del Galatasaray, “dopo aver oltrepassato i limiti della polizia”. Ne è nato un parapiglia che ha coinvolto anche le panchine, degenerato in una vera e propria rissa. A peggiorare la situazione, l’espulsione simultanea di tre giocatori durante i minuti di recupero.
La partita, già ad alta tensione, si è chiusa con la vittoria per 2-1 del Galatasaray, grazie a una doppietta decisiva dell’ex Serie A Victor Osimhen, che ha trascinato la sua squadra in semifinale. Per Mourinho, invece, oltre alla sconfitta, è rimasta l’immagine di un tecnico al centro del caos, in un ambiente che appare sempre più polarizzato e infiammabile.
Ma a prescindere dalle opinioni che ognuno può avere sul Vate di Setubal, una cosa è certa: le dimissioni della Commissione disciplinare, le accuse di parzialità e gli scontri in campo disegnano un quadro preoccupante per il futuro del calcio turco, in cui lo sport sembra essere sempre più ostaggio di tensioni personali e scontri istituzionali.
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