Pagamenti anticipati, dispositivi ritenuti non conformi e pareri tecnici arrivati solo a giochi fatti. La Commissione d’inchiesta sulla gestione della pandemia svela uno dei capitoli più opachi dell’emergenza sanitaria. A sollevare il velo è anche Daniele Capezzone: “Con i soldi nostri, quelli dei cittadini, si è giocato d’anticipo. Pagamenti effettuati prima ancora di sapere se il materiale fosse a norma. E in molti casi, non lo era affatto”.
Le nuove rivelazioni sulla compravendita di mascherine ai tempi del Covid, emerse durante l’audizione dell’attuale capo della Protezione Civile Fabio Ciciliano – all’epoca membro del Comitato tecnico-scientifico – mostrano uno scenario inaspettato: dispositivi di protezione provenienti anche dalla Cina, ritenuti non conformi dallo stesso Cts, sarebbero stati acquistati con denaro pubblico e addirittura pagati in anticipo, prima che arrivassero i pareri tecnici negativi. “Hai capito come funziona con i soldi dei contribuenti?”, incalza Capezzone ai microfoni di CapezZoom. “Quando paghi con i soldi tuoi, prima mangi e poi saldi il conto. Qui si è fatto il contrario: si è pagato prima, magari pure per materiale inidoneo. È una distorsione profondissima del principio di responsabilità nella spesa pubblica”.
Secondo quanto riferito in Commissione, i pareri del Cts risalirebbero a maggio 2020, mentre i bonifici per l’acquisto delle mascherine sarebbero partiti già tra marzo e aprile. A rendere la vicenda ancor più grave è la condotta della struttura commissariale: invece di bloccare o segnalare il materiale sospetto, avrebbe cercato di ottenere una sorta di regolarizzazione a posteriori, chiedendo “integrazioni documentali” per mascherine già bollate come inidonee. “Ci troviamo di fronte a un doppio corto circuito,” sottolinea Capezzone. “Da un lato, dispositivi giudicati fuori norma dagli stessi organi tecnici dello Stato. Dall’altro, la fretta – o forse la disinvoltura – con cui si è proceduto a spendere denaro pubblico. In un momento di emergenza, si è smarrito il confine tra urgenza e opacità”.
A farsi portavoce della richiesta di chiarezza è Alice Buonguerrieri, capogruppo di Fratelli d’Italia in Commissione Covid, che in una nota ha denunciato “fatti gravi” e promesso che “su tutto questo continueremo a fare chiarezza”. Capezzone, da tempo critico verso le scelte compiute durante la pandemia, punta ora il dito su un nodo che va ben oltre il merito sanitario: “Possiamo anche restare in dissenso sulla maggior parte delle misure adottate, e questo è pacifico. Ma almeno, fateci vedere i conti. Fateci capire come sono stati spesi i soldi dei contribuenti. Serve trasparenza integrale. È il minimo sindacale in una democrazia”.
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