A Los Angeles continuano da tre giorni le manifestazioni contro i raid dell’ICE (l’agenzia federale per l’immigrazione) che ha effettuato centinaia di arresti nelle ultime settimane. Le proteste sono scaturite da una serie di operazioni della stessa ICE che hanno avuto luogo il 6 giugno 2025. In quell’occasione, sono stati effettuati raid in diverse località della città, tra cui il Distretto della Moda di Los Angeles, un grossista di abbigliamento e un Home Depot, portando all’arresto di oltre cento persone. Queste azioni hanno suscitato preoccupazione tra le comunità immigrate, già vulnerabili a causa delle politiche migratorie dell’amministrazione Trump. In risposta, sono emerse manifestazioni spontanee, inizialmente pacifiche, che si sono poi trasformate in scontri violenti con le forze dell’ordine.
In seguito all’intensificarsi delle proteste, l’amministrazione Trump ha deciso di inviare 2.000 soldati della Guardia Nazionale a Los Angeles, una mossa che ha suscitato forti critiche da parte delle autorità locali. Il governatore della California, Gavin Newsom, ha definito l’intervento “un atto provocatorio” e ha sottolineato che la situazione non giustificava l’uso della forza militare. La sindaca di Los Angeles, Karen Bass, ha condiviso la stessa preoccupazione, avvertendo che la presenza militare avrebbe potuto esacerbare ulteriormente le tensioni.
Questa decisione ha sollevato interrogativi sulla legittimità dell’uso della forza federale in ambito locale, soprattutto considerando che la California è una ‘città rifugio’ che ha adottato politiche di protezione per gli immigrati. Critici hanno evidenziato che l’intervento potrebbe rappresentare un pericoloso precedente per l’autonomia statale e locale.
Gli scontri tra manifestanti e forze dell’ordine hanno coinvolto l’uso di gas lacrimogeni, granate stordenti e proiettili di gomma da parte della polizia, mentre i manifestanti hanno risposto con lanci di oggetti e incendi di veicoli. Secondo fonti ufficiali (Skytg24) il bilancio attuale è di 27 arresti e tre agenti feriti. Alcuni negozi sono stati saccheggiati, aumentando la tensione.
Un episodio significativo si è verificato a Paramount, dove durante un raid dell’ICE (come sopracitato) presso un Home Depot, i manifestanti hanno lanciato pietre contro gli agenti, portando a un’escalation della violenza. Questo evento ha spinto l’amministrazione federale a giustificare l’invio della Guardia Nazionale come misura necessaria per ristabilire l’ordine.
La decisione di Trump ha diviso ulteriormente il panorama politico statunitense. Mentre i leader repubblicani hanno sostenuto l’intervento come necessario per garantire la sicurezza pubblica, i democratici hanno criticato la mossa come un abuso di potere e un attacco alle libertà civili. Senatori come Chris Murphy e Cory Booker hanno evidenziato la rapidità dell’azione federale rispetto alla risposta durante i disordini del 6 gennaio, suggerendo un trattamento differenziato a seconda della natura delle manifestazioni.
Intanto, su X, Elon Musk ha commentato le proteste scrivendo: “Questo non è ok”, e Trump ha definito la situazione “molto grave”, ordinando l’arresto di chiunque indossi maschere durante le manifestazioni.
Sul fronte sociale, attivisti per i diritti degli immigrati hanno organizzato azioni di disobbedienza civile, inclusi blocchi stradali e sit-in, per protestare contro le politiche migratorie dell’amministrazione. Gruppi come la Coalition for Humane Immigrant Rights of Los Angeles e la Los Angeles Rapid Response Network hanno fornito supporto legale e informazioni alla comunità, cercando di contrastare la paura e la disinformazione diffuse tra gli immigrati.
Le prossime settimane saranno decisive per determinare l’evoluzione della situazione. Se le operazioni dell’ICE dovessero continuare o intensificarsi, è probabile che anche le manifestazioni aumentino in numero e intensità. La presenza della Guardia Nazionale potrebbe sia dissuadere ulteriori disordini sia alimentare ulteriori conflitti, a seconda dell’approccio adottato dalle forze dell’ordine. Inoltre, la gestione federale della crisi potrebbe avere ripercussioni sulle prossime elezioni locali e nazionali, influenzando il dibattito pubblico sulle politiche migratorie e sull’autonomia degli stati.
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