Il tennista ha raccontato una storia personale e molto intima che ha riguardato anche l’azzurro Jannik Sinner: quando oltre lo sport c’è dell’altro.
Perché Jannik Sinner è considerato un grande campione del tennis? Sicuramente per le sue doti pazzesche, sia a livello tecnico che atletico. Il fuoriclasse altoatesino, attualmente al primo posto del ranking ATP, è una forza della natura, ma non soltanto per quello che dimostra con la racchetta in mano.
Sinner infatti è molto stimato da tutto il circuito per il carattere mite e solidale; non ha mai avuto discussioni con i propri rivali, anzi, viene descritto come un atleta dalla personalità amichevole e pronto ad aiutare gli altri. Come dimostrato agli Internazionali contro Jesper De Jong, quando quest’ultimo si è infortunato in campo per aver messo male la caviglia e Jannik è stato il primo a soccorrerlo.
L’esempio di Sinner è significativo. Lo sport non è solo competizione o sfide all’ultimo sangue, ma anche solidarietà, fair play e vicinanza per rivali e compagni in difficoltà. Lo fa intendere ancora meglio la storia svelata da un altro tennista internazionale, che in una commovente intervista ha raccontato dei suoi drammi personali, tenuti nascosti mentre era in campo.
Protagonista di questa rivelazione è stato Emil Ruusuvuori, talentuoso tennista nativo della Finlandia, classe ’99 che ha toccato anche la top 40 del ranking ATP. Un ottimo giocatore, la cui carriera però è stata segnata in tempi recenti da problemi di salute mentale, da situazioni psicologicamente molto delicate.
Intervistato dai microfoni dell’ATP Tour, Ruusuvuori ha voluto tirare fuori tutto ciò che di duro e crudo ha attraversato negli ultimi tempi: “Voglio che la mia storia sia d’aiuto ad altre persone o atleti come me. Tutto ebbe inizio a Miami nel 2023, ebbi il primo vero attacco di panico. Non riuscivo a respirare, la mia mente era impazzita… Qualche giorno dopo portai Sinner al terzo set, ma nessuno poteva immaginare ciò che stavo vivendo. A Montreal mi ritirai con la scusa di un virus intestinale e da quel giorno non toccai più la racchetta per quattro mesi e mezzo”.
Il finlandese ha dunque tenuto nascosto sotto il tappeto il suo problema psicologico, ma non è facile conviverci, soprattutto se in tanti si aspettano il massimo da un tennista così talentuoso: “Non parlavo dei miei problemi mentali, per me mostrare vulnerabilità da sportivo significava non essere abbastanza forte. Ma nulla è più importante che prendersi cura della propria mente”.
Ruusuvuori è tornato quest’anno a giocare, trovando una maggiore serenità mentale. Ha disputato diversi tornei Challenger e di recente anche gli Open di Zagabria. La speranza è che per lui il peggio sia alle spalle, avendo trovato il nocciolo del problema.
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