L’intervento di Tommaso Cerno, direttore de Il Tempo, al Parlamento europeo ha acceso i riflettori su un tema centrale per la tenuta democratica: la libertà di stampa e il pluralismo dell’informazione. Invitato inizialmente a partecipare ai lavori di una commissione europea dedicata al tema, il giornalista ed ex senatore è stato successivamente escluso.
Un episodio che ha sollevato interrogativi su come venga interpretato oggi il concetto di libertà di espressione all’interno delle istituzioni europee. Cerno, intervenendo comunque in un’audizione a margine dei lavori, ha denunciato una forma di censura preventiva legata non a contenuti espliciti, ma all’identità e al percorso professionale e politico del relatore stesso.
Tra i passaggi più critici del suo discorso, Cerno ha puntato il dito contro quella che ha definito una “doppia morale istituzionale”, citando il caso dei messaggi tra Ursula von der Leyen e Pfizer durante la negoziazione dei vaccini anti-Covid. Secondo Cerno, il mancato accesso a queste comunicazioni – su cui ora si è espresso anche un tribunale europeo – contrasta con la pretesa trasparenza rivendicata da Bruxelles in materia di libertà di stampa. Il giornalista ha colto l’occasione per sollevare una domanda più ampia: se la trasparenza vale per i giornalisti e gli editori, può non valere per i vertici politici dell’Unione?
Uno dei temi centrali dell’intervento di Cerno è stato il ricorrente utilizzo del termine “fascismo” nel dibattito pubblico italiano. Secondo il giornalista, l’etichetta viene usata con leggerezza e spesso come strumento per delegittimare l’avversario politico, in particolare quando esce dal perimetro culturale della sinistra. Con tono provocatorio, ha parlato di un “fascismo rosso”, riferendosi a dinamiche di esclusione ideologica che – a suo avviso – colpiscono chi non si allinea a determinati orientamenti. L’accusa non è priva di rischio polemico, ma invita a una riflessione: la difesa dei valori democratici può trasformarsi, in alcuni contesti, in una barriera al pluralismo?
Cerno ha concluso con un messaggio trasversale: la libertà di stampa e di pensiero va tutelata a prescindere dall’orientamento politico di chi la esercita. Portando ad esempio anche la presenza di relatori come Jacopo Coghe, portavoce di Provita, Cerno ha ribadito l’importanza di garantire voce a sensibilità diverse, incluse quelle distanti dalla propria. Una democrazia autentica – ha affermato – non si misura solo dalla quantità di parole pronunciate, ma dalla qualità dello spazio dato al dissenso. La sfida, per l’Europa come per l’Italia, è dunque quella di proteggere l’informazione non da chi la esercita, ma da chi pretende di controllarne i confini.
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