Non capita spesso, nei vertici internazionali, di vedere una foto che sia più di un’istantanea: la recente immagine che ritrae Donald Trump e Volodymyr Zelensky faccia a faccia nella basilica di san Pietro lo è.
Non capita spesso, nei vertici internazionali, di vedere una foto che sia più di un’istantanea: la recente immagine che ritrae Donald Trump e Volodymyr Zelensky insieme lo è. Secondo Daniele Capezzone, si tratta di “una foto veramente bella e storica“, perché segna un momento in cui “non c’era show, non c’era wrestling, non c’era spettacolo“. Solo due uomini, dice, “desiderosi di capirsi” e forse, aggiunge, “ci sono anche riusciti“. Un incontro carico di simbolismo, avvenuto in un contesto che – al netto delle rispettive posizioni politiche – sembrava suggerire l’intenzione comune di andare oltre la propaganda, verso un confronto reale. Ma, avverte Capezzone, “il problema è la terza seggiola” – e quella terza seggiola “ci porta a Mosca“.
Nelle ore immediatamente precedenti e successive all’incontro Trump-Zelensky, Mosca ha inviato “quattro segnali totalmente contraddittori“, nota Capezzone. Due di chiara matrice bellicista – “neonazisti da sconfiggere“, riferiti agli ucraini – e due di apparente apertura: “siamo pronti a dialogare senza precondizioni”. Un doppio binario che confonde, ma che lascia aperta una finestra di possibilità. Secondo Capezzone, è proprio il tempo il fattore decisivo: “se si sfrutta l’emozione positiva di questo momento, forse si può arrivare a una tregua e poi magari anche a una pace“. Ma se si perde il “tram” dell’occasione, allora “non se ne esce più“. Uno scenario in bilico, dove tutto dipende dalla capacità delle diplomazie di cogliere l’attimo.
E poi c’è la parte più leggera, quella che Capezzone chiama “la parte sorridente”. Una sequenza da commedia diplomatica, raccontata con ironia e un pizzico di schadenfreude. Il presidente francese Emmanuel Macron, racconta Capezzone, “ha provato a infilarsi” tra Trump e Zelensky, come in una foto di famiglia dove nessuno lo aveva invitato. “Scatta come una lepre”, dice, “quando vede che un prelato sta sistemando le sedie”, cercando di accreditarsi tra i protagonisti della scena. Ma Trump lo blocca con un gesto garbato, immortalato in uno scatto diventato virale: “Trump alza la mano con garbo” e, secondo un’analisi labiale dei giornali britannici, dice: “questo non è il tuo posto, mi devi fare un piacere, non stare qui”. Macron “impallidisce”, cerca il consenso di Zelensky, ma il leader ucraino fa “sì con la testa”. Risultato: Macron costretto a lasciare la scena.
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