Bruxelles si muove con cautela nella complessa partita commerciale innescata da Donald Trump, che ha imposto dazi universali del 20% sui prodotti europei. La risposta dell’UE, pur calibrata, non manca di determinazione: il 15 aprile entreranno in vigore contromisure che colpiranno beni americani per un valore di 21 miliardi di euro.
Tra i prodotti nel mirino spiccano icone del Made in USA come Harley-Davidson e Levi’s, ma il bourbon è stato risparmiato per evitare ritorsioni su vini e prosecco europei. “Non vogliamo un big bang, vogliamo negoziare,” ha dichiarato Olof Gill, portavoce della Commissione.
Tuttavia, il recente colpo di scena di Trump – una tregua di 90 giorni sui dazi reciproci – ha aperto spiragli di dialogo. “Xi Jinping è un uomo intelligente, faremo un buon accordo,” ha dichiarato il presidente americano, mentre Bruxelles sospende temporaneamente le controtariffe per favorire il negoziato.
L’ex presidente della Fed Janet Yellen ha definito la politica dei dazi una “ferita autoinflitta” che rischia di far precipitare l’economia americana in recessione.
Intanto, l’UE guarda anche alla Cina: a luglio è previsto un summit straordinario con Xi Jinping. Ursula von der Leyen e Antonio Costa discuteranno non solo dei dazi sulle auto elettriche cinesi ma anche delle tensioni globali. “La nostra preferenza resta un negoziato equo ed equilibrato,” ribadisce Bruxelles.
Ma sicuri che nella battaglia non siano gli USA ad avere il coltello dalla parte del manico? “Non vorrei che Trump avesse estratto la pistola per dire che ora trattiamo”, commenta Olimpia Troili. “Ma non eravate voi che la settimana scorsa dovevate fare a cazzotti con Tyson col bazooka di Ursula”, ribatte Daniele Capezzone.
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