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Juventus, fermata Champions: Igor Tudor tra scetticismo, realtà e ambizione

La Juventus è ripartita. Dopo mesi difficili la società ha deciso di cambiare rotta. Fuori Thiago Motta, dentro Igor Tudor. Un nome che nel cuore dei tifosi juventini evoca più i ricordi da difensore arcigno e grintoso nella Juve di fine anni ’90 che imprese da allenatore. Ma il presente dice altro: oggi, a Torino, Tudor non è più solo l’ex centrale croato, è il tecnico chiamato a salvare una stagione in bilico. Con un obiettivo chiaro: il quarto posto e la qualificazione in Champions League.

C’è una linea sottile che unisce le tappe della carriera di Tudor allenatore. L’Udinese prima, il Verona poi, quindi la Lazio: ogni volta chiamato a prendere in mano squadre in difficoltà, e ogni volta capace di raddrizzarne la rotta. È un tecnico da “intervento d’urgenza”, uno specialista della riparazione, il classico uomo del “subito risultato”.

A Udine e Verona ha conquistato salvezze che valevano oro. Con la Lazio, subentrando a Sarri in pieno caos, ha centrato un’Europa League che in quel momento sembrava quasi un’utopia. Ora, a Torino, la sfida è diversa per peso, storia e pressione. Ma la matrice resta la stessa: Tudor è uno che entra in corsa e riaccende i motori.

Sul piano tattico, Tudor ha già compiuto una rivoluzione silenziosa. Ha rimesso Dusan Vlahović al centro del progetto, dopo settimane di panchina con Allegri e dubbi che parevano insormontabili. Il serbo, miglior marcatore stagionale dei bianconeri, è il riferimento offensivo che può trascinare la squadra nella volata Champions. Tudor lo sa e lo valorizza.

Ha scelto la difesa a tre, suo marchio di fabbrica, nonostante non sia mai stata davvero utilizzata quest’anno. Una scelta rischiosa, ma coerente con la sua idea di calcio: aggressivo, verticale, europeo. Non esattamente quello che la Juve ha espresso finora.

Portare la Juventus in Champions vorrebbe dire giocarsi la conferma, o almeno meritarsi un posto nella rosa dei papabili futuri. Ma sbagliare approccio o risultati – in un club dove le pressioni non perdonano – significherebbe finire di nuovo nell’etichetta scomoda del “riparatore a tempo”.

Se riuscirà a cambiare il destino della Juve in queste ultime giornate, da tecnico tappabuchi potrà trasformarsi in nome spendibile anche per l’avvenire. Il suo futuro, e quello della Vecchia Signora, si giocano da subito

Redazione

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