C’è Giubileo e Giubileo. Sì, c’è quello straordinario e quello ordinario, come quello di quest’anno; c’era una volta quello che si teneva ogni cinquant’anni, e ancor prima i tempi erano ancor più dilatati.
Ma c’è anche un Giubileo nel Giubileo. Parliamo non di dettagli tecnici, ma di messaggi che la celebre tradizione cattolica con radici ebraiche, nasconde insite nella sua ragione d’essere.
L’anno giubilare nasce infatti come un anno di azzeramento totale: gli schiavi venivano liberati, i debiti azzerati. Poi venne la tradizione spirituale, che garantisce tramite indulgenza la pulizia da tutti i peccati. Una remissione gratuita e senza alcunché in cambio che, nel mondo di oggi andrebbe riscoperta anche dal punto di vista materiale.
“Il sacro è per eccellenza ciò che non si può comprare. Ecco perché il Cristo si adombra quando vede i negozianti nel tempio. Il sacro è l’indisponibile, e in un mondo in tutto deve essere disponibile e vendibile non c’è più spazio per il sacro. Così si spiega l’inimicizia tra sacro e profano. Così si spiega anche l’inimicizia tra la civiltà del tecnocapitalismo e la religione in generale: l’albero di Natale sostituisce il presepe, il consumismo sostituisce l’introspezione e la propensione per il sacro”.
Eccolo il significato – o uno dei significati – del Giubileo che, con ogni probabilità, nel 2025 resterà in ombra.
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