L’economia europea, con la Francia e con la Germania in testa, sta attraversando una fase di crescente fragilità. La Banca Centrale Europea, infatti, ha evidenziato una pericolosa combinazione di bassa crescita, una pericolosa crescita dei deficit pubblici, un livello di debito complessivo elevato che rischia di innescare una crisi di fiducia negli investitori. In particolare, la Francia vede il deficit avvicinarsi al 6% del PIL per il 2024 con uno spread sui titoli decennali a 80 punti rispetto alla Germania.
In Italia, invece, lo spread è a 125 punti, ma è in calo, mentre i costi del debito potrebbero raggiungere il 6% del PIL in caso di shock economici.
Gli indici economici che misurano lo stato di un’economia, per esempio gli indici PMI, mostrano un peggioramento.
In Eurozona l’indice composito è sceso sotto il livello 50 che viene considerata come contrazione. La Francia registra un dato drammatico con l’indice composito crollato da 48,4 a 44,8 e settori manifatturieri e servizi rispettivamente al 43,2 e 45,7, cioè livelli molto bassi.
Anche la Germania mostra dei segnali di declino aggravati dalla fuga dei capitali: dal 2010 le imprese tedesche hanno investito all’estero 1.700 miliardi di euro, penalizzati da alti costi energetici e burocrazia.
Nonostante quindi un avanzo commerciale dell’Eurozona di 20 miliardi mensili la vera crisi è interna all’Eurozona, e cioè legata ai consumi e agli investimenti stagnanti, da manuale di economia keynesiana: l’Europa ha distrutto se stessa. Ve lo ripeto: l’Europa ha distrutto se stessa. Forse non è chiaro: l’Europa ha distrutto la propria economia.
Il focus delle esportazioni, invece che sulla domanda interna, rischia di compromettere ulteriormente la crescita sostenibile del blocco europeo. E se l’Eurozona registra un costante avanzo commerciale, chiedere un rapporto sulla competitività appare contraddittorio.
Il vero problema, probabilmente, è la domanda interna stagnante, non più la capacità di competere sui mercati esteri.
Ormai io sono dieci anni che dico e scrivo queste cose, mi sono quasi stancato di ripeterle, ma lo faccio a onor del vero.
Il problema non è esportare, il problema è dare alle famiglie europee la possibilità di mangiare, di vivere, di stare bene, cosa che prima avevano e ora no, avendo l’Unione Europea distrutto la capacità di investimento delle imprese, con queste politiche green, con queste regole che noi ci siamo inventati per così essere i più bravi della classe nel mondo. Beh il risultato è sotto gli occhi di tutti.
Malvezzi Quotidiani – L’economia umanistica spiegata bene con Valerio Malvezzi
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