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Francia con la testa per aria, Italia coi piedi per terra ▷ Lo Scatto

Dopo aver notato che il Galletto sulla casacca dei francesi è grande quanto un tacchino e aver provato il solito, insopprimibile fastidio per ogni fischio rivolto a un qualsivoglia inno nazionale, ci rendiamo conto una volta di più che non esiste una “Francia B”, ma una nazionale transalpina che di squadre ne può allestire perlomeno due e mezza, sbirciando i nomi in panchina. Non dj solo Mbappé vive l’uomo insomma, quindi nemmeno il CT.

Chissà se i tifosi romanisti – con Pisilli seduto vicino a Spalletti – inizialmente focalizzati nel monitorare la prestazione di Koné nella Francia, buttano un occhio anche su Digne (era un prestito oneroso con diritto di riscatto) che se fosse rimasto in giallorosso sarebbe ancora oggi un titolare sulla fascia di competenza.

La Francia nel primo tempo trova il gol, in un certo senso, ancora prima di trovare l’episodio, poi rifinisce il vantaggio con una punizione di Digne disegnata col compasso e solo schiaffeggiata da Vicario. L’Italia non esce dalla partita, tanto che subito dopo dimezza lo svantaggio con Cambiaso, ridando fiato anche agli spalti. Restano però ingenui sui calci piazzati avversari gli Azzurri, particolarmente colpevoli in occasione del terzo gol francese, che arriva ancora una volta con Rabiot di testa, ancora con Digne che recapita la palla nel cuore dell’area.

Quando arriva il momento di Daniel Maldini, cuore di mamma e papà orgogliosi in tribuna, si è già diffusa la sensazione che Tonali e compagni abbiano già mollato, dopo l’intensità profusa un po’ a vuoto.

Una sensazione, fra le altre, resta a bilancio di una serata che avevamo supposto diversa: gli attaccanti hanno dato e fatto poco, a cominciare da Retegui che la partita l’ha cominciata, per finire con Kean e lo stesso Raspadori, che in area non si sono mai presi la zolla giusta.

Perdiamo la partita e la testa del girone, a causa della differenza reti, ma non è questo l’aspetto fondamentale: i Bleus ci riportano con i piedi per terra dopo qualche volo pindarico di troppo, ma in processo di crescita proprio le serate come questa servono a capire meglio chi e che cosa manca.

Paolo Marcacci

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