…il cuore resta caldo, per l’indignazione, che è sinonimo di rabbia; quella che i calciatori della Nazionale italiana non hanno evidenziato in alcun momento del loro Europeo e questo è il particolare che più ha offeso la gente, indipendentemente da quanto ritenesse più o meno forte il gruppo allestito da Luciano Spalletti.
Forse c’è qualcosa di positivo da metabolizzare, da portarsi appresso per le sfide che verranno, se è vero che è dalle sconfitte che si impara sul serio; un concetto in particolare: se non c’è un’identità collettiva, nessuna prestazione individuale potrà salvarti, anzi in genere accade si abbassino all’istante i rendimenti individuali. Questa è stata la principale mancanza di Spalletti, grande allenatore – farebbe parte della ristretta élite dei top se dominasse umori e paranoie – ma del quale si deve ancora comprendere se possa essere anche un selezionatore di pari livello.
Azzurri arrivati scarichi e, per quanto si è visto a livello d’intensità, non riprogrammati atleticamente per l’Europeo: come è stato possibile?
Hai voglia a parlare di blocco Inter se poi l’Albania finisce la partita correndo di più, la Spagna detta i ritmi dall’inizio, la Croazia “anziana” ti fa correre (corricchiare) a vuoto e la Svizzera ti mette sotto dall’inizio.
È un’Italia in mezzo al guado, con un CT impegnato ad aggiornare la sua personale lista nera di giornalisti irriverenti perché incazzarsi con i giocatori si è rivelato inutile (altro segno d’impotenza); spaesato circa la pressoché totale mancanza di applicazione di ciò che aveva impostato nel poco tempo avuto a disposizione e che il gruppo evidentemente ha recepito poco o nulla; finito nel gorgo di scelte poco comprensibili e venate da sfumature di “fenomenite” per rispondere a qualcuno o dimostrare qualcosa a una parte della stampa.
È, al tempo stesso, un’Italia rappresentata a livello federale da chi, all’indomani di una disfatta epocale soprattutto per i contenuti, si preoccupa innanzitutto di precisare in conferenza che bisogna distinguere l’ambito politico da quello tecnico. Sic. Dimenticando che a questo punto ci sono ragazzini di dieci anni che non hanno mai visto la nostra Nazionale impegnata in Coppa del Mondo.
Parafrasando Flaiano, genio tutt’oggi sottovalutato, la situazione è Gravina, pur tuttavia non è seria.
Paolo Marcacci
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