Torniamo a parlare del Patto di stabilità e della riforma del Patto di stabilità e di Crescita.
In un recente voto a Strasburgo si è avuta la conclusione di un lungo percorso per la riforma di questo sciagurato Patto di stabilità e di crescita avviata circa un anno fa. Mentre alcune figure di spicco come Mario Draghi o Francesco Giavazzi riconoscono oggi, i danni provocati dalle regole del Patto di stabilità e di crescita alle famiglie e imprese dell’Eurozona, l’Unione Europea persiste come se nulla fosse nel riproporre delle normative che sono una fotocopia di quelle precedenti.
Infatti, nonostante le modifiche apportate, il principio di cosiddetto consolidamento di bilancio resta centrale, con delle conseguenze incerte e potenzialmente molto dannose per i bilanci pubblici futuri. Le nuove regole del cosiddetto Patto di stabilità e crescita prevedono delle negoziazioni con la prossima Commissione Europea per definire quella che viene definita una “traiettoria tecnica”. Ancora questo termine: “traiettoria tecnica”, in sostituzione di quello che dovrebbe essere uno Stato e cioè una traiettoria politica. Questo è il grave errore di vivere in questa disastrosa Unione Europea.
Continuano a proporci delle traiettorie tecniche e non delle traiettorie politiche di sette anni, limitando la spesa pubblica netta e richiedendo una riduzione del deficit primario. Cosa vuol dire? Vuol dire lacrime sangue per le famiglie e le imprese. Ciò entra in conflitto con gli obiettivi di investimento pubblico.
Continuano con le solite recette neoliberiste. L’approvazione parlamentare, frutto di negoziati complessi, riflette un comportamento che è un compromesso, che ha visto il Parlamento accettare delle concessioni limitate. I voti contrari o le astensioni che abbiamo visto rappresentano un gesto di protesta simbolico, date le circostanze di fine legislatura.
Insomma, la vicenda del nuovo Patto di stabilità e di crescita sembra quasi una partita di calcio dove, nonostante gli sforzi delle squadre, si continua a subire gol. Infatti, gli astenuti e i contrari che abbiamo visto a Strasburgo sono come quei tifosi che, vedendo la propria squadra perdere, decidono di protestare lanciando, dice qualcuno, dei popcorn sul campo. Insomma stiamo vedendo una frustrazione della classe politica che pur di mantenere il proprio deretano sulle poltrone di velluto accetta qualsiasi compromesso.
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