In origine era un “derby”: quello tra Rinascimento ed Era Classica; Firenze opposta ad Atene, Dante che addolcisce l’esilio in campo neutro; Platone che vuol fare l’amore sul serio con la Coppa, una volta tanto. Nell’incrocio degli opposti attendismi e dell’attesa reciproca, con la Fiorentina un poco più intraprendente nella prima mezz’ora, va in scena una partita sicuramente vibrante, vista la posta in palio, ma sicuramente non bella.
La coda dei supplementari aveva iniziato a materializzarsi ben presto, anche se la cifra tecnica di Dodo e compagni avrebbe meritato ai punti per decisione unanime. Altro discorso sul fronte tattico, con due anime altrettanto ma diversamente efficaci.
El Kaabi, El gool: crudeltà del verdetto, efficacia di un movimento verso il primo palo, a quattro minuti dai rigori? Sì, dopo un check infinito, che rende ancora più doloroso il verdetto, mentre il canto dei greci attraversa a nuoto le lacrime viola.
Ancora una volta, la squadra di Italiano paga gli episodi subiti nei momenti che non ammettono repliche: la Conference si ferma ad Atene, spostandosi soltanto per quel poco che occorre dallo stadio dell’AEK al porto del Pireo. Amarissimo il finale, per i fiorentini, sotto le luci di un Partenone che ora custodisce uno spicchio d’Europa.
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