Un modo per aprirsi al mondo del lavoro magari senza rinunciare alla formazione e con un compenso? Esiste.
Nel 2017 il Servizio civile nazionale cambia denominazione e diventa Servizio civile universale. La riforma, oltre a sottolineare l’apertura a tutti i giovani interessati a partecipare, stabilisce anche i settori di intervento e apre alle esperienze all’estero. A chi si rivolge?
Alle fasce d’età over 18 e con meno di 29 anni che vogliano intraprendere la scelta volontaria di dedicare fino a un anno della propria vita al servizio di difesa, non armata e non violenta. In particolare, come scritto nel portale di riferimento, il fine è la “promozione della pace tra i popoli, della nonviolenza e della difesa non armata; promozione e tutela dei diritti umani; cooperazione allo sviluppo; promozione della cultura italiana all’estero e sostegno alle comunità di italiani all’estero”.
Ma c’è anche un fine pratico per chi intraprende tale scelta: aprirsi non solo a nuove esperienze, che possono essere innumerevoli in base alle attitudini, ma anche al mondo del lavoro.
Troppo spesso si sente parlare di giovani spaesati e abbandonati dallo Stato, così come di sogni irrealizzabili. Tante le cause, ma non inesistenti le soluzioni.
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