La Presidente della Banca Centrale Europea, la BCE, Christine Lagarde, ha lanciato un cenno di cauto ottimismo, misto alla prudente cautela tipica dei banchieri, riguardo alla possibilità di un imminente taglio dei tassi di interesse nel mese di luglio. Come sapete la riduzione dei tassi di interesse sarebbe un toccasana per le famiglie e per le imprese. Questa mossa, che è quindi annunciata con qualche mese di anticipo, dipenderà strettamente tuttavia dai dati relativi all’inflazione sottostante che saranno pubblicati a giugno. Lagarde ha sottolineato l’importanza di un’ulteriore direzione verso la disinflazione nell’area euro, tenendo conto aspetti chiave come la crescita salariale, profitti aziendali e produttività. Insomma, una retorica veramente stucchevole. Nonostante i segnali di rallentamento nei salari, infatti, Lagarde ha avvertito che il tasso basso di disoccupazione potrebbe impattare su questa dinamica.
I rischi riguardano anche i margini di profitto delle imprese e la produttività, fattori che potrebbero influenzare significativamente l’inflazione. Tuttavia, è importante osservare la situazione italiana. In Italia l’ISTAT, l’Ufficio di Statistica Nazionale, come sapete, conferma una contrazione industriale con la produzione in calo dell’1,2% e quindi un calo complessivo del 3,4% annuo, tranne che nel settore energetico. Questo evidenzia da una parte l’incostanza della Banca Centrale Europea, della BCE, con dichiarazioni discordanti e azioni assolutamente indecise, e dall’altro riflette una leadership della BCE, quella di Christine Lagarde, del tutto insufficiente e non all’altezza a gestire un momento critico per l’economia europea.
Ma il problema sta nel fatto che in realtà tu puoi mettere a presiedere questo istituto chi vuoi, ma questa persona se è al servizio dei grandi poteri finanziari internazionali farà il loro interesse. Quindi l’origine del problema, lo ripeto ormai da anni, è il fatto che noi abbiamo voluto, o meglio accettato nella nostra ignoranza, che ci spacciassero come una cosa positiva la cosiddetta indipendenza finanziaria della Banca Centrale Europea dalla politica, non capendo che se una Banca centrale è indipendente dai governi e dai parlamenti è indipendente anche dal desiderio che questi rappresentano in un regime democratico, cioè i cittadini.
Malvezzi quotidiani – L’economia umanistica spiegata bene
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