Il nuovo disegno di legge di Roberto Calderoli è passato al Senato. Il testo è stato approvato con 110 voti favorevoli, 64 contrari e 3 astenuti e passerà alla Camera per una seconda lettura. Si tratta di una riforma che interesserà singolarmente tutte le 20 regioni italiane. Il percorso si preannuncia non privo di ostacoli e potrebbero volerci almeno altri due anni perchè possa effettivamente realizzarsi. Ma che cosa intendiamo quando parliamo di autonomia differenziata?
Il nuovo ddl Calderoli prevede l’attuazione dell’ “autonomia delle Regioni a statuto ordinario”. Le regioni potranno gestire nella totale indipendenza 23 materie che vengono enunciate nell’articolo 116 della Costituzione. Gli ambiti in cui ogni territorio potrà esercitare liberamente saranno, per citarne alcuni: rapporti internazionali e con l’Unione europea delle regioni, commercio con l’estero, sicurezza del lavoro, istruzione, sanità ed energia. Una volta stipulato l’accordo tra stato e regione, il paese potrà godere dell’autonomia differenziata per una durata di massimo dieci anni. Il rapporto verrà rinnovato automaticamente al termine di questo periodo, a meno che la regione non decida di recedere. Il processo durante il quale verrà sancita l’intesa tra stato e regione potrà avere una durata di minimo 5 mesi, incluso il primo mese per l’esame delle Camere. L’autonomia differenziata implicherà la conseguente riduzione della gestione nelle materie ad esclusiva dello Stato.
Per aderire al progetto dell’autonomia differenziata, le regioni dovranno rispettare determinate linee guida. Gli standard di valutazione saranno definiti dai “Lep“: ovvero i livelli essenziali di prestazione. L’attuazione del ddl dovrà infatti passare prima dai Lep, per i quali è stata istituita una specifica Cabina di Regia. Tra i punti fondamentali: la sanità, il trasporto pubblico, la scuola e il diritto alla mobilità. Una volta che i Lep verranno definiti, le regioni potranno poi consolidare la loro autonomia. La riforma votata dal Senato prevede di affidare al Governo la definizione dei Lep entro due anni.
Uno dei punti più critici della proposta è relativa al finanziamento alle singole regioni, che andrebbe stabilito prima di inoltrare la richiesta di autonomia differenziata. Un punto fondamentale per definire correttamente di quante risorse necessita la regione. In base al disegno di legge invece, i finanziamenti andrebbero distribuiti in base alla spesa storica del singolo territorio nell’ambito in cui si richiede l’autonomia. Gli studiosi hanno contestato quindi gli aspetti tecnici della proposta di Calderoli, mentre i sociologi credono che possa accentuare le disuguaglianze presenti tra le regioni. La paura è che l’autonomia differenziata possa spaccare in due l’Italia. La proposta di legge è stata definita da il Fatto Quotidiano come “la secessione dei ricchi”. Il vantaggio economico sarebbe in massima parte nei confronti delle regioni del Nord, che potrebbero ottenere più finanziamenti. Mentre non sarebbero abbastanza le agevolazioni che potrebbe ottenere il Sud. Questo in ragione del fatto che le regioni del Nord dispongono di maggiori risorse rispetto a quelle del Sud Italia.
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