Alla fine l’affossamento del principio di unanimità non è passato. Con 301 europarlamentari contro 282 favorevoli la maggioranza di Ursula si è spaccata. L’europarlamento ha quindi detto no alla riforma dei tratti europei che, appunto, comprendeva il superamento di questo meccanismo di voto, quello che prevede che tutti e 27 gli Stati siano favorevoli a un provvedimento.
Sarebbe stato anche un superamento gradito a Stati come Francia e Germania, che spesso hanno visto bloccata la propria agenda in Europa da nazioni come Polonia e Ungheria, sfruttando proprio questo diritto di veto.
Con la nuova riforma sarebbero bastate infatti il 55% delle preferenze per creare una maggioranza. In alternativa sarebbe bastato che gli Stati favorevoli comprendessero il 65% della popolazione europea: una riforma ad hoc per le nazioni più influenti.
Con tale aggiornamento inoltre i poteri della Commissione di Ursula von der Leyen sarebbero lievitati.
Proprio Ursula invece ha visto consumarsi in giornata il “tradimento” del suo PPE, che ha propeso infine per la posizione del gruppo Identità e Democrazia. Gli Stati, insomma, possono ancora far valere le loro ragioni.
“La sovranità appartiene al popolo“, commenta un soddisfatto Antonio Maria Rinaldi.
Ecco cosa ha detto sui suoi social.
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