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Terrore a Gaza, assalto al cibo: rendiamoci conto dei fatti anziché blaterare dai nostri salotti

Se andiamo a vedere cosa succede anche in Cisgiordania, che non è la striscia di Gaza, vediamo che in questi giorni continuano ad avanzare i coloni, continuano a minacciare gli abitanti dei villaggi palestinesi che ci sono lì, abbiamo visto attacchi agli agricoltori della zona che vanno a raccogliere le olive, non mi sembra un modo di comportarsi rispettoso della dignità altrui.

Inizierei da Repubblica, perché oggi ovviamente ancora la questione palestinese tiene banco e il titolo in questo caso cita ‘La rabbia e la fame’. Succede che nella striscia di Gaza la situazione non è molto bella, secondo le Nazioni Unite, quindi non secondo una fonte che dovrebbe tendenzialmente essere Superpartes, anche se le Nazioni Unite ormai un po’ di senso, lo hanno perso, diciamoci la verità, non sono riusciti neanche a fare una risoluzione comune prima che iniziassero le incursioni venerdì scorso, figuriamoci a quanto servono.
C’è un reportage di Sami al-Ajrami su Repubblica che racconta come siano conciati, i poveretti che ancora sono rimasti lì perché sono alla fame, black out e cadaveri tra le macerie di Gaza. Ora è assalto al cibo, sono 8 mila le vittime nella striscia, le comunicazioni tornano per alcune ore dopo due giorni di silenzio, dai telefoni solo notizie di nuovi lutti. Le ultime 48 ore sono state le più lunghe nella storia di Gaza, a nord e a sud della striscia la popolazione ha vissuto due interminabili giornate di terrore e angoscia, colpa dei pesanti bombardamenti e dell’isolamento provocato dal black out delle comunicazioni che Israele ha imposto da venerdì 27 fino all’alba di domenica 29.

La linea è tornata intorno alle 4 del mattino ma poi di nuovo domenica è saltata ancora, quindi sono rimasti sostanzialmente per due giorni tagliati fuori dal mondo gli abitanti di Gaza e cos’è successo? Ovviamente la gente ha fame e si accalca in qualche maniera attorno ai negozi, ai fornai per prendere quello che che serve, ci si deve mettere in fila prima dell’alba e spesso si torna a mani vuote, perché i fornai riescono a produrre quanto basta per servire appena 300 famiglie.

Poi dopo, quando le comunicazioni sono state riaperte, la situazione è leggermente migliorata anche se non sono mancati arresti.

Francesco Borgonovo

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