Il declino dell’informazione italiana è inarrestabile. Le recenti controversie scatenate da un servizio televisivo in cui si cerca di indagare sulla presunta laurea del direttore di uno dei siti di fact checking più accreditati dall’opinione pubblica italiana, ha sottoscritto questa tesi. Il mondo dell’informazione vive un periodo di profonda crisi. Censura e disinformazione la fanno da padrone. Titoloni acchiappa click e fake news sono la ciliegina sulla torta. Ogni organo informativo che si possa definire mainstream segue una linea di pensiero uniformata. Non esiste diversificazione, la pluralità si sta affievolendo giorno dopo giorno.
Il prof. Alberto Contri, docente ed esperto di comunicazione sociale ha analizzato la questione ai microfoni di Fabio Duranti: “Chi lavora da oltre mezzo secolo in questo campo sa benissimo che prima le agenzie riportavano i fatti, separati dalle opinioni. Riportavano quanto fosse successo, senza prendere le parti. Dopo la diffusione della notizia da parte delle agenzie i giornali cominciavano a diversificarsi e dunque il lettore poteva leggere idee e opinioni diverse su ciascun giornale. Ad oggi, la riprova di questo declino dell’informazione è aprire le prime pagine dei giornali e accorgersi che sono tutte uguali, la pensano tutti allo stesso modo. Le agenzie riportano tutte gli stessi fatti e sono gestite da persone scelte ad hoc dai grandi gruppi editoriali per seguire un’impostazione data dalla politica o dai governi“.
“Eravamo convinti che i social fossero la svolta. Credevamo in un trionfo della democrazia, nella libertà d’informazione tramite queste piattaforme. Invece si stanno trasformando in macchine pilotate. Il Digital Act legalizzerà la censura a tutti gli effetti e in Italia ne sappiamo già qualcosa. Sono state eseguite nell’ultimo anno la bellezza di 47.000 censure e i numeri continuano ad aumentare. I grandi provider, i gestori, gli editori, decidono chi far parlare. E questa, purtroppo, è la triste verità dei nostri giorni” ha concluso il prof Contri.
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