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Il libro di Vannacci è una delle cose più brutte che abbia mai letto, ma non è questo il punto

Molto si sta discutendo in questi giorni del caso del generale Roberto Vannacci, destituito per il suo controverso libro: “Il mondo al contrario“. Nel testo il generale avrebbe sostenuto tesi omofobe e incitanti all’odio secondo l’ordine del discorso mainstream, come ad esempio quella riportata da tutti i giornali secondo cui “i gay sarebbero anormali”. La decisione che ha portato alla destituzione del enerale è giunta molto celermente e vi è pure chi sostiene che ciò non basti ancora. Come sempre accade in Italia, si sono subito creati due partiti contrapposti, quello dei difensori e quello dei detrattori, accomunati ovviamente dal non aver letto il libro del generale e dunque dal portare avanti una posizione apriorica, di cui il non letto libro del generale diventa semplicemente testimonial.

Libro che oltretutto non deve sfuggire, non è stato pubblicato da alcuna casa editrice, ma è stato autoprodotto secondo il più tipico spirito del nostro tempo. Ora, la frase secondo cui i gay sarebbero anormali, da qualunque prospettiva noi la guardiamo, sembra essere una sciocchezza bella e buona, anche in ragione del fatto che l’omosessualità si trova anche in natura e dunque davvero non si capisce cosa voglia dire che essa sarebbe anormale. Altra cosa sarebbe una legittima critica delle nuove tendenze del nuovo ordine erotico contro la famiglia e contro la procreazione, o ancora fenomeni pagliacceschi come i gay pride, che nulla hanno a che vedere con i sacrosanti diritti degli omosessuali.

Frasi ugualmente banali del libro si trovano a proposito del comunismo, a proposito dell’immigrazione o a proposito del nucleare. In ogni caso, prima di esprimere un giudizio completo di condanno di celebrazione, sarebbe sempre il caso di leggere prima il libro. Ricordando comunque che, se è vero che la libertà di espressione è sempre sacrosanta, chi occupa posizioni ufficiali istituzionali nello Stato, come quella di Generale, deve comunque mantenere un contegno anche quando si esprime. Ora, personalmente ho terminato la lettura, sia pure a volo d’aquila, del libro di Vannacci e posso dire senza tema di smentita che è una delle cose più brutte e insignificanti che mi sia capitato di leggere negli ultimi tre anni. Vuote banalità e abborracciati luoghi comuni, come già dicevo. Ma questo è del tutto a prescindere dalla questione se sia lecito o no esprimere liberamente le proprie idee, anche se banali e vuote come in questo caso specifico.

Questo è il punto significativo della questione. Se Vannacci avesse espresso tesi banali e vuote, come quelle che ha espresso, ma di disegno ideologico opposto, cioè ad esempio celebrando l’imperialismo americano anziché la Russia di Putin; le famiglie Arcobaleno, anziché esprimere le tesi demenziali sull’omosessualità che ha formulato, ci sarebbe stato un eguale provvedimento a suo danno?

La questione in ogni caso mi pare della massima importanza, da che se è vero che ogni cittadino ha il sacrosanto diritto di esprimere liberamente le proprie idee, anche se vuote e banali, più problematica in effetti sembra essere la questione in relazione a un Generale dell’esercito, cioè una soggettività istituzionale di prim’ordine. Qui la questione, davvero difficile da sbrogliare, diventa delicatissima. E già Kant, nel suo scritto su “Che cos’è l’illuminismo”, 1783, svolgeva considerazioni tuttora degne di rilievo mediante la distinzione tra l’uso pubblico e l’uso privato della ragione. Per semplificare, in quanto persona privata il generale Vannacci ha il sacrosanto diritto di esprimere tutte le idee che ritiene opportuno esprimere, anche le più radicali, anche le più controverse, anche le più demenziali eventualmente. Ma in qualità di Generale dell’esercito, questo è il punto, può dire quello che ritiene giusto dire anche se ciò che ritiene giusto dire cozza con l’ufficialità del suo ruolo?

Può ad esempio un Generale dell’esercito italiano sostenere certe tesi in relazioni alla Russia o in relazioni all’omosessualità? Questo è il punto delicato della vicenda a mio giudizio sul quale effettivamente ci vorrebbe una riflessione critica cosa che per ora in questo Paese non è avvenuta, dato che ci si è da subito divisi in detrattori e in difensori. Con la morale finale per cui il generale è stato subito destituito senza che ci fosse un’adeguata discussione critica del caso.

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Diego Fusaro

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