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La dipendente di Twitter dorme in ufficio, ormai costretti a scambiare il sonno con il profitto

Notizia davvero assai discussa in questi giorni quella che vede come protagonista la dipendente di Twitter, che per ragioni lavorative di pienaperformatività, era avvezza a dormire in ufficio, proprio così, per non sottrarre prezioso tempo al lavoro suo e al profitto altrui. La  dipendente era in qualche modo costretta dai ritmi del capitale a non abbandonare praticamente mai la propria postazione lavorativa. Insomma, ci troviamo davvero al cospetto di quel paradosso che era stato studiato qualche tempo addietro in un libro nel quale si sostenevache la prossima frontiera da superare per il Capitale era il sonno.

Quasi come se il capitale, che tutto muta in valore e profitto, dovesse presto tardi, superare anche la barriera tra il sonno e la veglia, di  modo che il tempo del sonno venisse esso stesso mutato in tempo del profitto e del fare. Non siamo ancora giunti a questo risultato, è vero, ma eventi come quello che stiamo oggi discutendo, sembra che davvero preludono a questi esiti, non imprevedibili davvero del capitano. Quel che è certo è che questo zelo, lo zelo della dipendente, che per non sottrarre tempo al lavoro, dormiva in ufficio, sempre pronta a operare, non sia stato comunque premiato.

E ciò lo diciamo perché, come è stato riportato con zelo dal Corriere della sera, ma anche da molti altri giornali, la dipendenza modello è e  stata infine licenziata dal signor Elon Musk, il patron di Twitter, che taluni per altro si ostinano a celebrare non sempre in modo chiaro, ma  sempre comunque come se fosse un eroe, come se fosse un capitalista buono e disallineato. Non è chiaro se lo facciano in modo ingenuo,  in cattiva fede, ma curiosamente, lo presentano come un eroe disallineato curioso davvero come quello che la sinistra neoliberale santifica  come progresso stia in realtà producendo un regresso costante delle condizioni lavorative. Sorge davvero il dubbio che quello che viene  usualmente salutato e appellato con l’altisonante nome di progresso sia tale soltanto per i gruppi dominanti che abitano i piani alti della  globalizzazione Neoliberale, più precisamente, grazie alle sacre leggi della competitività planetaria, l’Europa stessa, ma poi anche gli Stati  Uniti, ossia a quelli che tecnicamente coincidevano con il paradiso del capitale, stanno gradualmente regredendo quando consideriamo le  condizioni del lavoro, stanno regredendo assumendo connotazioni proprie delle tradizionali colonie del capitale.

I diritti del lavoro vanno decimandosi, mentre la voracità del capitale sembra non conoscere più alcun limite, grazie anche alle scellerate  politiche filocapitalistiche portate avanti con sollecitudine dalla destra Bluette e dalla sinistra Fucsia e ciò, secondo il falso sistema della loro alternanza. In assenza di alternative insomma, il capitale sta prendendo a trattare anche l’Europa e anche l’America come se fossero soltanto 2 sue colonie fra le tante.

Non si tratta di contraddizioni periferiche o di accidentalità sgradevoli. Al contrario, questa è la essenza mia del capitale, quale oggi può  sempre più palesemente manifestarsi senza freni inibitori e senza interdizioni di sorta. Il capitale per prospettare una definizione davvero  semplicissima, ma non distante dal vero.

Coincide con il paradiso dei pochi, reso possibile dall’inferno dei più.

Diego Fusaro

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