C’è una vignetta in cui da una parte c’è un uomo che affoga. Dall’altra, uno stuolo di persone che, invece di soccorrerlo, gli fa un video con il cellulare. Uno scenario, invero, non troppo dissimile da molte scene che ci capita di osservare nel quotidiano. C’è un aforisma del passato che spiega il tutto: “Temo il giorno in cui la tecnologia andrà oltre la nostra umanità: il mondo sarà allora popolato da una generazione di imbecilli“. Non sorprenderà sapere che l’autore di questa perla è il genio di Albert Einstein.
“Siamo già in questa situazione“, commenta il prof. Vanni Frajese. “Spesso sono a cena con persone che non fanno altro che scattare foto al cibo, neanche parlano più. C’è la necessità di mandare i propri piccoli momenti come fosse il centro del proprio universo. Sono tutte piccole richieste di attenzione, del resto. Così come c’è questa necessità si è dipendente dal ricevere questo tipo di piccole informazioni, la maggior parte delle quali sono inutili. Siamo consumatori di notizie effimere, aeree. Le parole sensate non solo sono più ritenute interessanti perché troppo impegnative, ma manca la capacità grammaticale di sostenere certe conversazioni. Sono diventate ormai un privilegio“.
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