60.000 sono le imprese coinvolte, 150.000 i cantieri bloccati, 1.500.000 le persone coinvolte, 100 i miliardi di euro bloccati nei cassetti fiscali, 1.000.000 i di posti di lavoro a rischio.
Può un governo decidere di affossare una misura in cui tutti hanno tutto da guadagnare? Sì, se si tratta del Superbonus 110%. L’esecutivo guidato da Giorgia Meloni ha infatti criticato la misura, che era stata pensata nel 2020 per favorire la ripresa dell’economia italiana martoriata dalla pandemia, modificandola e rendendola meno efficiente per i cittadini. Ma non solo: anche la questione della cessione del credito sta penalizzando le imprese, favorendo di contro il sistema bancario.
Il superbonus 110 alza fino al 110% le soglie di detrazione dell’Ecobonus già previsto (da qui la nozione “super”, perché supera il totale della spesa) per numerosi interventi relativi all’efficientamento energetico di case, villette e condomini. Tali agevolazioni riguardano l’isolamento termico, il rifacimento del tetto e degli infissi, il rinnovamento degli impianti di riscaldamento e molto altro. Obiettivo: dare uno stimolo alle imprese, soprattutto del settore edilizio, e migliorare gli spazi domestici dei cittadini sia dal punto di vista ambientale, sia dal punto di vista dell’efficienza energetica, sia del minore inquinamento prodotto. Tutti, insomma, hanno da guadagnare, e a testimoniarlo è l’effetto positivo che questa misura ha avuto sul Pil nazionale nel 2021. Nel Nord-ovest, per fare un esempio, ha portato un incremento del 22,8%, secondo solo a quello del Mezzogiorno (+25,9%).
Il bonus si può ottenere in vari modi: tramite la dichiarazione dei redditi (si pagano meno tasse i successivi 5 anni), tramite lo sconto in fattura, con i fornitori che riscuoteranno il credito dallo Stato in un secondo momento, e tramite la cessione del credito di imposta, attraverso cui la detrazione del superbonus può essere trasferita a banche, enti e altre imprese o professionisti in cambio di liquidità e finanziamenti. Ed è su quest’ultimo modo di ottenimento del bonus che le imprese stanno pagando il prezzo più alto.
Fino al varo del decreto Sostegni ter (novembre), la cessione dei crediti poteva essere multipla: non c’era alcun limite di cessione dei crediti acquisiti da un’impresa nei confronti di terzi. Una pratica che, con l’approvazione del DL, il governo ha limitato a una sola cessione, spiazzando quelle imprese che avevano numerosi crediti da cedere. Colpa delle tante frodi che, secondo l’Agenzia delle Entrate, sono state messe in atto attraverso detto meccanismo.
Tuttavia, le tanto temute frodi hanno un responsabile: non le imprese, ma lo Stato, i cui mancati controlli e i dettagli vaghi di un aspetto del superbonus (quello relativo al rifacimento delle facciate) hanno creato il caos. Riporta il sito LavoriPubblici:
“La misura fiscale più soggetta a frodi fiscali è proprio quella che fino al 12 novembre 2021 non prevedeva alcun controllo: il bonus facciate. Una detrazione “nobile” perché finalizzata al recupero o restauro della facciata esterna degli edifici esistenti (inclusi quelli di sola pulitura o tinteggiatura esterna) ubicati in zona A (centri storici) o B (parti già urbanizzate, anche se edificate in parte). Una detrazione con almeno due peccati originali:
Peccati che, uniti al meccanismo di cessione del credito infinita, ha generato la maggior parte delle frodi fiscali. Dal 12 novembre 2021, con molto ritardo (ma meglio tardi che mai), il meccanismo di cessione del credito può contare su un sistema di controllo che difficilmente consentirà numeri come quelli evidenziati dall’Agenzia delle Entrate.”
Con l’ultimo aggiornamento di novembre, il Governo ha scientemente paralizzato i meccanismi delle detrazioni, limitando ulteriormente la cessione del credito, sulla quale si è basata quasi interamente la misura. La speranza è che il Parlamento e l’esecutivo ascoltino il grido di aiuto degli imprenditori e mettano mano a una revisione che, se applicata, rischia di mettere in ginocchio migliaia di famiglie.
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