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Destra o sinistra, Covid o rave party, cambia poco: i neoliberali tolgono la libertà per la sicurezza

È arrivata in questi giorni (a mo’ di dono) la legge, la norma anti rave party. L’obiettivo è quello di contrastare i cosiddetti rave party, questi raduni per storditi e per annebbiati dai fumi dell’alcol e dall’uso di sostanze, a partire da quanto accaduto nei giorni scorsi a Modena. Prima facie, lo dico apertis verbis, apparirebbe una norma giusta, sacrosanta, dacché apparirebbe come una norma volta a contrastare lo spaccio di stupefacenti e poi anche l’occupazione abusiva di suolo pubblico e ancor peggio di suolo privato da parte di sfaccendati annebbiati dai fumi dell’alcol e dalle sostanze stupefacenti. Quindi, sotto questo riguardo, nessun dubbio: giusto impedire i rave party.

Preoccupa però la possibile estensione della norma anti-rave party, non difficilissima da immaginare invero ad altri contesti di libera assemblea pubblica. In sostanza, si potrebbe (uso volutamente il condizionale) immaginare una possibile estensione di questa legge ad altri ambiti. Come dire, oltre a limitare i rave party, si potranno, magari con la stessa ratio, limitare altre forme di assemblea, di incontro, di manifestazione e di ritrovo. Sicché torniamo alla vecchia questione, ormai notissima, che così voglio condensare: l’ordine neoliberale sta comprimendo gli spazi di libertà e lo fa sempre in nome delle ragioni della sicurezza. E quello che abbiamo nel nostro libro Golpe globale, appellato il teorema securitario. Per garantire la sicurezza messa a repentaglio da situazioni emergenziali occorre, di volta in volta, limitare le libertà e tra queste anche la libertà di assemblea. Così suona il teorema securitario. Insomma, l’ordine neoliberale, che sia al potere la destra bluette neoliberale (come ora in Italia) o la sinistra fuxia neoliberale (com’era fino all’altro ieri) comprime egualmente gli spazi della libertà in nome della sicurezza.

Non è difficile fare un richiamo storico a quanto accaduto negli ultimi tempi. Dapprima limitarono la libertà di assemblea in nome della lotta al covid, di un nemico invisibile e chiamarono tale limitazione con la orwelliana formula di “divieto di assembramento”. Come dire vi limitiamo nella libertà di fare assemblea, ritrovi, incontri, manifestazioni, ma lo facciamo a fin di bene per proteggere la vostra salute. Ora si stanno ponendo le basi per tornare a limitare il diritto di assemblea in nome, ancora una volta, della sicurezza, legata in questo caso al contrasto dei rave party, andando al di là della schiuma caotica degli accadimenti. Occorre saper cogliere a nostro giudizio la logica del concetto di sviluppo a cui stiamo assistendo. E la logica a cui stiamo assistendo è quella spietata di una riorganizzazione autoritaria degli spazi pubblici sempre più controllati dal potere, sempre più strutturati in maniera tale da non garantire appieno quella libertà di assemblea che è una delle prerogative di uno Stato libero e democratico. Per dirla in una formula: la limitazione dei rave party non è l’obiettivo ultimo, anzi, forse solo lo strumento per poter giustificare altre limitazioni a venire, che saranno appunto giustificate sul fondamento della limitazione, peraltro giusta all’apparenza, dei rave party e della loro possibilità.

Occorre ben comprendere la logica di sviluppo del regime neoliberale per poter prevedere anche le sue, in realtà non difficilissime da prevedere, mosse. Sempre più verrà limitata la libertà, sempre più la si limiterà, asserendo che ciò è funzionale alle ragioni di sicurezza, di modo che i cittadini guardino a ciò che viene loro garantito, la sicurezza, e non a ciò che invece viene loro tolto, la libertà, che nei prossimi anni andrà sempre più limitandosi in nome di ragioni securitarie.

Radio Attività – Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro

Diego Fusaro

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