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Disastro Draghi, spuntano i numeri della gestione: consegna alla Meloni un debito oltre le aspettative

Ma quanto è stato bravo Draghi?” dicono sempre.
Ebbene, il governo Draghi ha consegnato al nuovo governo un deficit Pil al 5,1% per il 2022 e un 3,4% per il 2023. Deficit Pil mezzo punto al di sotto della stima del Documento di economia e finanza di aprile, circa 10 miliardi per prorogare le misure del governo Draghi. E si tratta sostanzialmente della restituzione delle maggiori entrate tributarie gonfiate dal gettito Iva calcolato su basi imponibili gonfiate dall’inflazione. Quindi per il 2023 c’è già una lista della spesa che arriva a 40 miliardi e si fa presto ad arrivare a non meno di tre punti di Pil che potrebbe portare il rapporto deficit Pil tra il sei e il 7%. Ci sono però le regole del patto di stabilità che il nostro governo di fatto sta rispettando e ha già promesso di voler rispettare con l’ultima nota del documento di accompagnamento al Documento di economia e finanza. È stato questo il motivo per cui nel 2022 il tanto amato governo Draghi ha lottato per non fare alcun ulteriore scostamento di bilancio vero.
Nel 2023 il sentiero tracciato ed è lo stesso. E la clausola di salvaguardia attivata ci risparmia solo per il momento, la procedura cosiddetta di infrazione. Se si riuscisse a spuntare un indebitamento netto non inferiore al 6,5% con l’assenso della Commissione, sarebbe un successo, altrimenti rimane lo spettro dei cosiddetti prestiti salvataggio Ue.

Io vi sto dando in termini tecnici delle notizie per capire che in realtà la strada è già stata tracciata. Il governo Conte, poi il governo Draghi hanno lasciato di fatto già degli impegni presi dai quali il nuovo governo non potrà facilmente svincolarsi. I rapporti con la Commissione Europea e con l’Unione Europea prevedono che si debbano rispettare dei rapporti tra deficit e Pil molto rigidi, stabiliti, stringenti. Per cui in una situazione come quella che stiamo vivendo, dove bisognerebbe fare delle manovre di tipo anticiclico, cioè espandere l’economia, non contrastarla col taglio della spesa pubblica, come io racconto da anni i nuovi governi. Il nuovo governo batta i pugni sul tavolo in Europa, se non andrà lì e non dirà “signori, così andiamo nel baratro, così andiamo a distruggere l’economia” non farà che proseguire una strada e una rotta già disegnata. Questa rotta disegnata da molti anni serve a mantenere bassi i livelli di inflazione e questi vogliono distruggere la domanda per mantenere ferma l’inflazione, cioè il loro vero problema, essendo quelli che custodiscono il potere finanziario e che si perda valore del denaro. Il mio vero problema è che si creino posti di lavoro per la gente e per le famiglie. Sono due visioni diverse.

Malvezzi Quotidiani, l’economia umanistica spiegata bene

Valerio Malvezzi

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