Al vertice NATO di Madrid una giornalista ha chiesto al premier Mario Draghi: “L’ingresso della Svezia e della Finlandia nella NATO vale la consegna dei curdi – che ci hanno aiutato contro l’ISIS – al ‘dittatore’ Erdogan (come lei stesso lo ha chiamato)?“
A quella domanda Draghi dimostra di non poter rispondere, così prova ad andare via. Poi si rende evidentemente conto di essere circondato da telecamere, quindi torna indietro consapevole di aver fatto una gaffe e mette una pezza peggio del buco.
Dice alla giornalista: “Siccome questo è un punto molto importante, è bene che questa domanda la facciate alla Svezia e alla Finlandia“.
Bene, io vorrei capire perché mai una giornalista italiana dovrebbe fare una domanda alla Svezia e alla Finlandia se è il nostro premier ad aver definito pubblicamente Erdogan un dittatore, mentre ora ci scende a patti in qualità di presidente di Paese NATO.
Ora mi chiedo: anche Erdogan è diventato un dittatore buono (così come buoni sono diventati i neonazisti in Ucraina)?
I curdi, che erano considerati degli eroi contro l’ISIS, sono ora invece i nuovi martiri da sacrificare sull’altare della NATO così come sta accadendo per il popolo ucraino.
Draghi preferisce Erdogan o i condizionatori? Perché è evidente che non preferisca la pace, dato che sta assecondando una misura fortemente guerrafondaia, e per farlo è stato costretto ad assecondare i desiderata di un “sanguinario dittatore” (come lo ha definito lui stesso)
Ora capite perché è scappato via di fronte a quella domanda?
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